di Luca Capponi
«La quasi totalità delle ragazze è composta da donne nigeriane e dell’est Europa in mano a organizzazioni criminose che le sfruttano portandole in Italia con l’inganno. Le italiane sono una minoranza, situate soprattutto nella zona più interna, spesso con un vissuto tragico alle spalle fatto di violenze e deprivazione». A parlare è Fabio Sorgoni, responsabile dell’area tratta e progettazione dell’associazione On the Road, infaticabile onlus che dal 1990 opera per intervenire nei fenomeni della prostituzione e della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Sorgoni interviene dopo il nostro reportage (leggi l’articolo) sulla strada Bonifica nella Valle del Tronto.
«La situazione non è molto variata negli ultimi anni, secondo le nostre mappature la media conferma tra le 60 e le 80 persone al giorno. -continua- Anche perché, al contrario di zone dove la prostituzione è solo serale o notturna, lungo la bonifica c’è gente 24 ore su 24. L’età media, soprattutto delle nigeriane, è molto bassa, con alcune probabili minorenni che però mentono sull’età». Mai dimenticare, dunque, che di esseri umani soggiogati trattasi. «Queste persone sono quasi tutte sfruttate, poiché una parte rilevante dei loro guadagni va in mano ad altri. -va avanti Sorgoni- Le ragazze nigeriane si trovano vincolate all’organizzazione che le contatta in patria promettendo tanto guadagno in poco tempo, ma appena arrivano in Italia hanno già un debito che varia generalmente tra i 30mila e i 50mila, quando una prestazione in strada costa tra i 7 euro e i 15 euro. Praticamente un giogo quasi inestinguibile. Qualcuna prova a fuggire, ma i controlli continui, le minacce e le vessazioni hanno quasi sempre la meglio». Tutto ciò, spesso, davanti agli occhi di chi sulla Bonifica ci vive o ci lavora. E sono tanti. «Purtroppo queste cose vanno avanti da anni. Le zone di confine storicamente si prestano a attività illecite, anche perché le competenze sia degli enti che delle forze ordine sono distinte e spesso sfumate e diventa difficile lavorare insieme per un’attività integrata. La stessa repressione serve a poco, soprattutto se si pensa al fatto che la prostituzione non è reato se tra adulti consenzienti, non è normata ma nemmeno vietata, e poi comunque dopo un po’ tutto torna come prima. Le ordinanze emanate dai comuni sono un deterrente ma di difficile applicazione».
Allora, cosa fare? «Potrebbe funzionare la presenza costante delle forze dell’ordine ma tutti i giorni solo per la Bonifica sarebbe anche un costo difficilmente sostenibile. -spiega- Quello che può ottenere risultati è un lavoro congiunto che parta dalla magistratura: indagini sui flussi di denaro, intercettazioni, tempo ed investimenti, bisogna cercare i responsabili. L’esperienza ci dice che quando le forze dell’ordine si muovono su input precisi della magistratura allora si ottengono risultati. La lotta deve essere contro i criminali, non contro le ragazze sfruttate». Senza contare che, a fronte di tanta “offerta”, purtroppo, c’è altrettanta “domanda”. «Il problema è enorme, basti pensare che in Italia circa 7 milioni di uomini vanno con le prostitute, rendendosi di fatto complici di questo sfruttamento. -conclude Sorgoni- Bisogna lavorare anche su questo fronte, parlare con chi spesso arriva a pagare più del doppio per avere rapporti non protetti e, di fatto, mettendo a rischio non solo la propria salute. Noi come associazione non siamo contrari alla prostituzione tout court, ci opponiamo allo sfruttamento della donna che non può decidere da sola. Ricordiamoci sempre queste persone fuggono da guerra, povertà e fame, sono ragazzine la cui vita è stata rovinata». E a proposito di sfruttamento, non solo prostituivo, On the Road organizza un convegno nazionale intitolato Le mani sporche – Lo sfruttamento dei migranti nel lavoro e nell’accattonaggio forzato, che si terrà a Pescara il 28 e 29 novembre.
«Degrado, droga e prostituzione: noi residenti allo stremo» (Foto)
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