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Quel dipinto caravaggesco rubato
da un noto ascolano
I carabinieri riaprono il caso

ESCLUSIVA - Si riaprono le speranze per il ritrovamento di una preziosa tela scomparsa da anni ed inserita nella lista dei capolavori scomparsi più importanti
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Il “Gesù adolescente e San Giuseppe che lavora d’ascia”

 

 

Fabrizio Peronaci

 

di Renato Pierantozzi

Un amore clandestino tra un religioso di primo piano dell’ordine dei Carmelitani Scalzi e una professoressa, una doppia vita durata trent’anni, la nascita di due figlie e – a complicare ulteriormente la relazione – il coinvolgimento del religioso nel furto di un prezioso quadro secentesco, rubato in un convento quasi mezzo secolo fa e inserito nella lista dei 25 capolavori mondiali ai quali si sta tuttora dando la caccia.
C’è anche un versante artistico-noir ne “La tentazione”, il libro del giornalista del Corriere della sera Fabrizio Peronaci. Il dipinto sparito è il “Gesù adolescente e San Giuseppe che lavora d’ascia” del famoso pittore fiammingo Gerrit van Hontorst, soprannominato Gherardo delle notti, apprezzato seguace del Caravaggio. Il quadro venne trafugato la notte del 2 luglio 1975 dalla pinacoteca del santuario di Monte Compatri. E adesso, alla luce degli elementi riportati da Peronaci, i carabinieri del nucleo Tpc (Tutela patrimonio culturale) hanno aperto un’inchiesta. La notizia, che “Cronache picene” è in grado di anticipare, non mancherà di fare scalpore e creare scompiglio nel mondo dei ricettatori, visto e considerato che l’opera d’arte non è mai stata ritrovato. L’indagine dei militari sarebbe iniziata con un doppio interrogatorio (quello del giornalista-scrittore e della donna testimone dei fatti) e proseguita con altri accertamenti.

Padre Raspini

Le indagini a caldo, in quell’estate di ben 42 anni fa, puntarono fin da subito a complicità e reticenze nell’ambiente dei frati carmelitani: quattro di loro – tra i quali padre Edoardo Raspini, detto Eddy, il protagonista della storia d’amore con la professoressa – furono arrestati e dopo una lunga vicenda giudiziaria assolti, chi con formula piena, chi dubitativa, mentre per il furto venne condannato a tre anni di reclusione l’ascolano Amedeo Filiberto Vecchiotti, in passato informatore del Sid sotto lo pseudonimo di «Piero», e simpatizzante della «Rosa dei venti», organizzazione che aveva da poco progettato un golpe, con l’appoggio della massoneria.
Tornando al giallo del “Gherardo”, in base alla ricostruzione resa possibile dal racconto della professoressa (nel libro di Peronaci ribattezzata la Dama nera, ndr), il quadro fu esportato illegalmente da Vecchiotti e dal suo braccio destro in occasione di un avventuroso viaggio su una Audi grigia prima in Svizzera e poi in Austria, pochi giorni dopo il furto, presenti sul sedile posteriore sia il reverendo Raspini sia la signora, allora trentenne.

La copertina del libro

La notorietà e il valore della tela – all’epoca mezzo miliardo di lire, ora nell’ordine dei 10 milioni di euro – la rendono difficilmente commerciabile: ragione per cui i carabinieri del Tpc potrebbero anche decidere di lanciare un appello, nella speranza che chi abbia avuto occasione di ammirare il dipinto (magari in un maniero o in una pinacoteca privata) possa fornire elementi utili. Secondo informazioni assunte all’interno dell’Ordine, un ritorno d’attenzione sul quadro ne faciliterebbe il ritrovamento. Chi ne è in possesso, messo alle strette, sarebbe infatti indotto a liberarsi di una refurtiva tanto scottante.
Ed è ciò che, assieme all’autore de “La tentazione”, sperano tutti gli amanti dell’arte che ben conoscono le opere del pittore fiammingo, al quale gli Uffizi di Firenze hanno dedicato una sala.

 

L’AUTORE DEL QUADRO

Gerrit (o Gerard) van Hontorst, detto in Italia Gherardo delle Notti, fu un celebrato pittore fiammingo nato a Utrecht nel 1590 e morto il 27 aprile 1656. Scolaro di Bloemaert, nel 1610 si trasferì a Roma, dove subì fortemente l’influsso del Caravaggio. Lavorò intensamente sotto il pontificato di Paolo V Borghese. Dopo la morte del pontefice, nel 1622, fece ritorno in Olanda. A Roma ebbe come protettori il cardinale Scipione Borghese, per cui eseguì più quadri, e il marchese Giustiniani, che gli ordinò la tela Cristo davanti a Caifa, ora nella Galleria nazionale di Londra. Anche la sua Decollazione di S. Giovanni Battista in S. Maria della Scala (a Trastevere, Roma) ha goduto di grande fama. Altre sue opere a Roma in S. Maria in Aquiro, in S. Maria della Vittoria e nella chiesa dei cappuccini in Via Vittorio Veneto. Nel convento di S. Silvestro presso Montecompatri si trova oggi, al posto del dipinto rubato, una riproduzione fotografica di “Gesù adolescente e San Giuseppe che lavora d’ascia” (del quale l’artista realizzò più varianti, una all’Hermitage). Oltre a quadri d’altare, il Gherardo fu rinomato per composizioni di carattere profano. I suoi gruppi di persone riunite intorno a una tavola a suonare o a banchettare erano assai ricercati. Nel 1620 fece per il granduca di Toscana una Brigata allegra di questo tipo, a luce di candela, e nell’anno seguente la celebre Natività con due angeli, ora agli Uffizî, dove è pure la grande Adorazione dei pastori già in S. Felicita a Firenze. Tornato in patria, ebbe grandissimo successo soprattutto come ritrattista. Il soprannome “delle Notti” gli venne dalla predilezione per le scene notturne, rappresentazioni di scene sacre o di genere a luce di candela, che contribuiscono a definire la scuola di Utrecht e costituirono un preludio alle creazioni di Vermeer.


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