E’ morto alle 3,37 a Parma, a ventiquattr’ore dal suo 87esimo compleanno. Se ne è andato Totò Riina, il “capo dei capi” di Cosa Nostra che, dopo il suo arresto, ha a lungo soggiornato nel supercarcere ascolano di Marino del Tronto. Il boss, conosciuto come Totò u’curtu, fece ricorso più volte a ricoveri presso l’ospedale “Mazzoni” di Ascoli dove, ogni volta che questo avveniva, la direzione sanitaria obbligava a far slittare tutti gli interventi chirurgici che erano in programma. I medici e gli infermieri lo seguivano ma tutti erano costretti a seguire speciali misure di sicurezza come, ad esempio, il camice senza nome. Ovvero: medici e infermieri rigorosamente anonimi. Ninetta Bagarella, la moglie, hanno poi raccontato diversi dipendenti del “Mazzoni”, telefonava continuamente per conoscere le condizioni di salute del marito.
Era il 2003 quando Toto’ Riina venne ricoverato nella struttura ascolana, sempre a causa di problemi cardiaci. Da metà anni Novanta era rinchiuso al supercarcere del Marino. Luogo dove seguì per tre anni il regime di carcere duro, prima di uscire dall’isolamento.
Quindi Riina venne trasferito a Milano, al carcere di Opera attrezzato per detenuti con patologie cardiache, e lasciò il carcere e quindi la città di Ascoli in elicottero, con misure di sicurezza mai viste in precedenza.
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