di Luca Capponi
Fa male al cuore vederla così. Ma nulla è mai perduto. Non deve. Dopo lo scempio causato dal terremoto e, secondo alcuni, dal lassismo degli enti competenti, la chiesa di Santa Maria in Pantano torna a vedere uno spiraglio di luce. «Si sono interessate a questa vicenda diverse realtà, a partire dalla Curia passando per alcune associazioni come Fai e Italia Nostra per finire addirittura alla redazione del giornale francese Le Monde, i cui inviati sono già stati due volte qui per realizzare un servizio. La cifra raccolta finora è di circa 1 milione di euro. Chissà che in primavera non si possa cominciare il faticosissimo lavoro per rimetterla in sesto», spiega il vicesindaco di Montegallo Tiziano Pignoloni.
«La chiesa è un simbolo per tutti gli abitanti, il suo crollo ha rappresentato una pesante mazzata, anche a livello turistico». Da ricordare, infatti, che il manufatto posto a 1.200 metri di altitudine, dalle origini antichissime (IX secolo) porta con sé una storia in bilico tra mito e leggenda: dalla linea della rosa de “Il Codice Da Vinci” che proprio qui sarebbe passata, fino ai templari ed alle sibille, ritratte in numerosi dipinti collocati all’interno. Di sicuro c’è che i tesori pittorici (e non solo) ivi contenuti sono crollati insieme al resto dopo la violenta scossa di ottobre. Un vero e proprio disastro che secondo alcuni si poteva evitare, visto che segnalazioni in merito (nel video girato dal parroco brasiliano don Edi ce n’è una delle tante) erano giunte dopo il terremoto di agosto, che l’aveva lesionata sì, ma non fiaccata del tutto. Non a caso qualche giorno fa è stato presentato un esposto in Procura proprio per accertare le responsabilità. «Concordo, qualcuno ha sottovalutato il problema. -continua Pignoloni- Dopo agosto si decise solo di coprire la struttura per evitare che gli affreschi si danneggiassero, ma evidentemente non è stato sufficiente».
Semmai ce ne fosse bisogno, a testimoniare il forte legame che i montegallesi hanno con la chiesa di Santa Maria in Pantano c’è la campana (risalente con tutta probabilità al Quattrocento e fusa con materiali preziosi degli stessi abitanti dell’epoca) che fa bella mostra di sé nella zona del campo sportivo, dove sono stati posizionati gli uffici comunali dopo il terremoto. Gli abitanti non hanno voluto che fosse portata via insieme ad altre opere d’arte salvate del terremoto. Presto verrà protetta e messa su un piedistallo, come simbolo. E come monito per il futuro.
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