di Andrea Ferretti
Studenti sul piede di guerra. L’avevano annunciato e l’hanno messo in atto. Sciopero questa mattina al Liceo artistico Osvaldo Licini dove gli studenti non sono entrati nelle aule per protestare contro le condizioni in cui versa la scuola. La goccia che ha fatto traboccare il vaso (come dicono gli stessi protagonisti) sono stati i termosifoni non funzionanti e alcune infiltrazioni d’acqua che non rendono possibile il regolare svolgimento delle lezioni. Almeno secondo i ragazzi e le ragazze (circa 400 gli studenti che frequentano l’ex Istituto d’arte).
Oggi sono rimasti tutti nello spazio compreso tra il cancello d’ingresso e le porte di vetro da cui si accede all’atrio e quindi ai corridoi e alle aule. Due di loro, i rappresentanti Marco Piccioni e Christian Peroni, si sono recati in direzione per parlare con la preside Nadia Latini. Quest’ultima è arrivata intorno alle 9,30 invitando i ragazzi a entrare in classe per svolgere le normali lezioni. «Un invito che noi abbiamo però prontamente rifiutato tornando nelle nostre case» dicono i portavoce degli studenti.
La prima campanella, quella delle 8, poi anche quella delle 9 e infine quella delle 10 hanno suonato mentre i ragazzi e le ragazze si trovavano all’esterno dell’Istituto. Dive sono rimasti per oltre due ore dando vita a una protesta pacifica.
Decisa, ma dai toni molto contenuti. Alla fine, poco dopo le 10, se ne sono tornati a casa formando un lungo serpentone in via 3 Ottobre.
I ragazzi hanno raccontato delle difficoltà di seguire le lezioni con giacconi, cappelli e perfino i guanti, di alcune infiltrazioni d’acqua nelle classi e nei corridoi ed hanno mostrato una finestra del secondo piano dove il vetro rotto è stato sostituito da un cartone.
Alla fine gli studenti hanno abbandonato la scuola (foto sotto) e sono tornati a casa sfilando in via 3 Ottobre
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