di Claudio Romanucci
Da monumento della natura a ricettacolo di spazzatura, minacciato dall’incuria e dagli incoscienti.
La storia plurisecolare dell’albero del Piccioni vive in assoluto il suo periodo peggiore. Il platano, d’antichissima origine, si trova abbandonato tra una selva di erbacce a poco più di due chilometri da Ascoli, lungo la Salaria. Chi si dirige verso Roma lo scorge prima di una pericolosa curva sulla sinistra, peraltro teatro di tragici incidenti stradali: è lì, raggiungibile a fatica proprio da una piazzola, come fosse un naturale vespasiano. E così molti lo trattano, lasciando nei paraggi cartacce e sporco. Cestini non ve ne sono. Eppure il passato consiglierebbe per quel luogo un’altra attenzione. Se non chiuso in un recinto che ne impedisca l’accesso all’interno (ha questa particolarità), si potrebbe innanzitutto pensare ad installare un cartello informativo (di quelli riservati agli autentici luoghi di interesse) per non vederlo finir peggio di come sta.
Il rifugio del brigante
Menzionato per la prima volta col nome “Albero di Picciò” nel 1718, il suo nome si ritrova in alcuni Depositari del 1731 e del 1749 sempre riguardanti i lavori di sistemazione della strada. La circonferenza del suo fusto è di 8,7 metri (un primato secondo gli esperti) ed è alto 24.
Le tradizioni locali attribuiscono il nome “Piccioni” alle vicissitudini di un Giovanni Piccioni che, durante il periodo dell’annessione al Regno d’Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, protagonista del fenomeno del “brigantaggio antiunitario. Secondo le narrazioni di allora egli avrebbe utilizzato il tronco vuoto del grande albero come nascondiglio per tendere imboscate ai viandanti. Vi sono riferimenti a scontri, nella metà dell’800, tra i fedeli del brigante e i soldati repubblicani del capitano Colucci. La nascita del platano risale centinaia di anni addietro.
Leggenda e riscoperta, poi l’oblio
Tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000 vi furono iniziative che tentarono di recuperarne il passato. Nella vicina frazione di Mozzano furono organizzate serate rievocative del brigantaggio, banchetti in stile con saltimbanchi e suonatori, passeggiate e letture. Il tutto si è poi smarrito con il trascorrere degli anni. Ed è arrivato il degrado: addirittura anni fa qualche folle provò ad accendervi un fuoco, l’albero fu salvato dal tempismo dei residenti della zona che videro uscire del fumo ed intervennero appena in tempo.
L’accesso all’Albero del Piccioni era stato reso possibile anche dalla strada di proprietà comunale che dalla frazione di Giustimana conduce ad Ascoli passando per il vecchio tracciato della Salaria. Vi sono tre gradini, poi la giungla. Impossibile andare avanti, il sentiero è cancellato dalle erbacce, vi è anche una panchina ma è off limits, come mostrano le immagini riportate a corredo del servizio. Non vi è speranza d’accesso, occorre intervenire sia dall’accesso pedonale dalla piazzola sulla Salaria che dalla strada secondaria a ridosso della stazione Terna.
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