di Luca Capponi
E’ uno degli appuntamenti più attesi del Capodanno piceno. La sua principale caratteristica, poi, cioè lo svolgersi durante una serata in cui a dominare sono sempre le feste danzerecce al chiuso, lo rende unico anche a livello nazionale. Ad Appignano del Tronto, infatti, la storia si fa con la mitica “Processione dell’anno vecchio”, momento di teatro di strada sospeso tra folclore e mito, che celebra le esequie del defunto anno e festeggia la nascita del nuovo.
L’appuntamento non è solo per il 31 dicembre, giorno in cui ha luogo l’evento, ma anche per il giorno precedente con la veglia funebre che saluta il partente e prossimo al decesso 2017. Il programma, curato anche quest’anno dalla Pro Loco, si articola dunque in due diversi momenti: “La veglia” del 30, che parte con la cena in piazza e prosegue, alle 21, con il “percorso delle dodici case”, itinerario in cui si percorrono le strette vie del paese incontrando i vari mesi dell’anno, con le variopinte voci del dolore, tra pianti, scenette, filastrocche, musiche e degustazioni, a condividere l’angoscia per l’imminente morte del loro anno venerabile. Parallelamente c’è anche il “percorso dei sette vizi capitali”, altro goliardico viaggio tra le inclinazioni più profonde del comportamento e della morale umana. Un lungo tunnel che porta il visitatore a svestirsi degli “abiti del male” e rinascere attraverso la “purificazione dell’oliva”, il cui nocciolo, a simbolo di tutto ciò che di negativo ha caratterizzato il vecchio anno, verrà gettato all’interno della bara del vecchio morente, e brucerà con essa alla mezzanotte del 31 dicembre liberando le speranze per un anno migliore. Le scene che si sviluppano lungo il percorso rappresentano in forma allegorica i sette vizi capitali: Avarizia, Accidia, Superbia, Invidia, Lussuria, Ira, Gola. Il percorso purificativo termina con la visita alla camera ardente con lo struggente pianto delle comari, l’estrema unzione e la benedizione a vino cotto. All’una partirà, infine, Funerea, la festa più triste dell’anno con il dj set di Daniel L e un dress code…a lutto.
Il clou scatta ovviamente a San Silvestro. Si comincia con il “cenone dei parenti stretti”; non il classico convivio di Capodanno, poiché è rivolto a coloro che hanno intenzione di partecipare attivamente al corteo funebre, e condividere come parenti il dolore per la perdita dell’amato vecchio. Alle 22,45 tutti i commensali, urlando a squarciagola il proprio dolore e recitando arcaiche litanie, si accodano al carro funebre e raggiungeranno la piazza principale del paese dove la bara del vecchio anno verrà data alle fiamme. Sacro e profano si fondono in un curioso e goliardico corteo funebre formato da grotteschi personaggi e costumi simboleggianti i mesi dell’anno, i quali, accompagnati dalla banda strombazzante a tutto fiato una buffa arietta funebre, sfilano per le vie del paese portando sbiadite ghirlande.
Le fiaccole della “compagnia bonamorte” ed i lumini accesi lungo le rue rischiarano il passaggio del “vescovo”, che con una grossa e variopinta mitria in capo e voce stentorea, officia il funerale aspergendo di vino gli astanti. Segue il carro sospinto dall’umano bue e asinello, che avvolto dall’allegria della folla procede a scossoni e sembra sfasciarsi ad ogni sobbalzo. Sul carro, giace la grande bara pronta ad essere bruciata nella piazza principale del paese, e tra fiaschi di vino e spettacoli di fuochi, si accoglie festosamente la nascita del “bambinello”, ovvero il nuovo anno.
Il programma prosegue con la rappresentazione battaglia Marduk-Tiamat (trae origini del capodanno babilonese), sempre n piazza, e l’accensione del fuoco. Alle 24, grande spettacolo pirotecnico mentre all’una si bissa con Funerea, stavolta con la festa allegra e la musica di Ripoli & Fonzi.
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