di Franco De Marco
Se uno crede in un valore, in una cosa buona e bella, per se stesso o per la collettività, sia che si tratti della donna (o dell’uomo) che ama o di una battaglia di civiltà, o della salvaguardia di un patrimonio culturale o anche di una scelta politica, deve crederci fino in fondo e non arrendersi mai. Questo principio generale vale anche per la Fondazione Tullio Pericoli. Il grande disegnatore e pittore ascolano, di sicuro uno degli artisti contemporanei più significativi, che per di più utilizza il paesaggio collinare del Piceno a cifra della sua arte, aveva proposto di costituire la “Fondazione Tullio Pericoli”, con presidente addirittura lo storico dell’arte e archeologo Salvatore Settis, mettendo a disposizione circa 200 opere da esporre in una galleria ad hoc (Palazzo dei Capitani del Popolo).
Fondazione Carisap e Comune di Ascoli avevano accolto positivamente la proposta deliberando anche un budget per il funzionamento della galleria. Poi però il progetto è naufragato. Lungi da noi mettere su un “processo”, perché se ad un certo punto Pericoli ha detto basta deve sicuramente aver avuto le sue buone ragioni a prescindere dalle dichiarazioni ufficiali delle parti coinvolte. «Dagli entusiasmi iniziali, – ha dichiarato di recente Pericoli in una intervista a Repubblica – dall’adesione di tutti i responsabili che, nota bene, avevano fortemente voluto e creduto nell’iniziativa, si è passati inspiegabilmente alle reticenze, agli intoppi, alle fughe imbarazzate. Mi sono fidato di persone che non erano degne di un tale sentimento. Alla fine ho spedito una lettera e ho abbandonato l’impresa. Ho capito che la ” fuffa”, cioè il parlare a vanvera, non è una prerogativa solo dell’arte più recente». Pesantissimo giudizio.
Il naufragare del progetto fa gridare allo scandalo non solo chi ha a cuore la cultura ma anche chi ha un briciolo di buon senso. Di recente c’è stato anche l’appello del presidente di “Italia Nostra” Gaetano Rinaldi, a riprendere in mano il progetto. Oggi pomeriggio (inizio alle 14), forse, tempi permettendo, si dovrebbe discutere in Consiglio comunale l’interrogazione presentata da Giacomo Manni (M5S) in merito alla Fondazione Pericoli. Il Comune deve dare una risposta precisa. Un’altra interrogazione è stata presentata anche dal Pd Giancarlo Luciani Castiglia. Tutta la città capisce che la rinuncia a questa galleria costituisce la perdita di un’occasione storica per dotare Ascoli di una collezione di altissimo livello artistico capace attirare l’attenzione di tutti gli appassionati d’arte italiani e stranieri. Domanda: è ancora possibile, anche se Pericoli ha parlato chiaro, rimettere in moto il progetto? Il paradosso è che sia la Fondazione Carisap sia il Comune di Ascoli, ancora oggi, confermano la loro adesione. E allora? “Cronache Picene”, nel suo piccolo, per il bene del territorio, lancia un nuovo appello al sindaco di Ascoli Guido Castelli, al presidente della Fondazione Vincenzo Marini Marini e allo stesso Pericoli: tornate a parlarvi. Confrontatevi. Spiegatevi. Superate incomprensioni.
Il sindaco Guido Castelli, interpellato da “Cronache Picene”, si dichiara addolorato della piega presa dalla vicenda ed è pronto a rimettersi in gioco. «Se il mio atteggiamento ha irritato il maestro Pericoli – afferma – me ne scuso ampiamente. Non era certo nella mia volontà mancargli di rispetto o mostrare disinteresse per la proposta. E’ vero che il maestro Pericoli mi aveva sollecitato una risposta e io, preso da altri impegni, non l’ho data nei tempi richiesti. Purtroppo quella scadenza mi è sfuggita a causa, come si può facilmente immaginare, di altri impegni che gravano sulla testa del primo cittadino. Ma questo non significa assolutamente che il Comune di Ascoli non voglia costituire la Fondazione Tullio Pericoli. Anzi. E’ esattamente il contrario. Ne sono fermamente convinto». Castelli conferma dunque la volontà del Comune. «In una lettera – precisa inoltre il sindaco – avevo scritto al maestro che anzi il Comune, se la Fondazione Carisap non fosse stata più disponibile, era pronto anche ad assumersi tutto l’onere per l’allestimento e il funzionamento della galleria magari attraverso una forma giuridica più snella rispetto alla fondazione. Ho anche proposto, come luogo alternativo a Palazzo dei Capitani, per dare ancor più prestigio all’esposizione, il piano di Palazzo Arengo dove attualmente si trova la mia segreteria o il Forte Malatesta. Invito il maestro Pericoli a riprendere il confronto. La città di Ascoli sarebbe onorata di ospitare una mostra permanente delle sue opere».
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