di Luca Capponi
“Vengo dai quartieri popolari di Tofare, dove alcune case somigliano a un alveare, dove si combatte ad armi bianche con le spade, dove salgono la spesa in casa a mia madre”.
Claver Gold balla coi lupi. Al chiaro di luna. Non importa se sono fiere affamate, demoni col dente avvelenato o ricordi pronti ad azzannare. Claver li affronta con un’arma affilata, dote rara tra chi fa musica oggi, anno di grazia 2018: la parola che sa di “strada”, consumata, sofferta, sputata fuori come una rima. Vissuta.
Giunto al suo terzo album, “Requiem” (Glory Hole Records), che segue l’esordio di “Mr. Nessuno” (2013) e il secondo “Melograno” (2015), il rapper nato e cresciuto ad Ascoli (quartiere Tofare, per l’esattezza), vissuto a Bologna e adesso cittadino di San Benedetto, sembra infischiarsene del giudizio altrui, per tenere dritta la barra di una poetica unica, sicuramente lontana da un certo stereotipo hip hop a cui purtroppo gli ascoltatori si sono abituati a suon di fashion e social.
“A scuola non studiavo ed ero mezzo scemo, adesso che la critica dice che sono un genio”.
Da “Requiem” è stato appena estratto il secondo singolo “Il meglio di me”, che lo vede duettare con Rancore; si tratta di una delle featuring che danno ulteriore lustro ad un album denso, sanguinante, coraggioso, ricco di citazioni mai scontate, che ha il merito di collocarsi con sapienza ben fuori dalla vuota etichettatura di genere. Tra i nomi spicca anche quello di Fabri Fibra in “Deja Vù senza fiato”. I pezzi, invece, andrebbero segnalati tutti, dal già menzionato “Ballo coi lupi” fino all’amarezza di “Luca” e al sabba personale de “La notte delle streghe”.
Occasione propizia per ascoltare dal vivo Claver Gold, che all’anagrafe fa Daycol Orsini, sarà giovedì 4 gennaio al Kontiki di San Benedetto, dalle 23,30 in poi, per un evento organizzato da Amnesia Entertainment.
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