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Spese facili in Regione,
dispositivo Cassazione poco chiaro
Fiato sospeso in attesa delle motivazioni

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di Gianluca Ginella

Tutti con il fiato sospeso dopo la pronuncia con cui la Cassazione ha annullato la decisione del gup del tribunale di Ancona, Francesca Zagoreo, in cui per 54 persone, tra ex consiglieri regionali e addetti, veniva disposto il non luogo a procedere (leggi l’articolo). Fiato sospeso perché, a detta degli stessi avvocati difensori e di esperti, non è chiaro cosa abbia stabilito la Cassazione (l’udienza si è svolta il 12 gennaio). Tutto nasce da un dispositivo in cui la massima corte, accogliendo in parte il ricorso della procura di Ancona, dice: «Dichiara inammissibile il ricorso del pubblico ministero limitatamente a Filippini Andrea» e fin qui tutto chiaro. Poi continua: «Annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti degli altri imputati e trasmette gli atti al tribunale di Ancona – Ufficio gip per l’ulteriore corso».

L’avvocato Cofanelli

E qui i pareri si dividono perché al momento i difensori non possono far altro che interpretare quelle poche parole, in attesa che il dispositivo venga motivato. Al momento due sono le ipotesi. C’è chi sostiene che la Cassazione rimandi al gip (giudice per le indagini preliminari) per fissare una nuova udienza preliminare.  A sintetizzare le posizioni gli avvocati Gabriele Cofanelli e Vando Scheggia difensori di due degli imputati. «Ci sarà una nuova udienza davanti al gup, ci deve essere per legge processuale. Il nuovo gup dovrà uniformarsi al punto in diritto che ha sancito la Corte suprema» spiega l’avvocato Cofanelli, che assiste uno degli imputati. 

L’avvocato Vando Scheggia

Una visione diversa invece quella dell’avvocato Scheggia: «La mia interpretazione è che non si farà udienza preliminare e che ci sia il rinvio al gip unicamente al fine di disporre il giudizio». Si tratta comunque di interpretazioni di quelle poche parole. Di certo c’è che solo le motivazioni del dispositivo potranno fare chiarezza. I tempi per le motivazioni, se non indicate sono di 15-30 giorni. Al massimo sessanta. La decisione della Cassazione comporta comunque un altro aspetto: le 54 persone che rischiano il processo a questo punto non potranno chiedere di fare il rito abbreviato «perché la discussione era già stata fatta durante l’udienza preliminare» spiega Scheggia.

La contestazione (di peculato) riguarda un presunto utilizzo di fondi per finalità estranee all’attività dei Gruppi consiliari o senza adeguata giustificazione tra il 2008 e il 2012.

Ecco la lista dei 54 tra ex consiglieri e capigruppo dell’VIII e IX legislatura che rischiano il processo: Luca Scarpetti Acacia, Francesco Acquaroli, Fabio Badiali, Stefania Benatti, Giuliano Brandoni, Raffaele Bucciarelli, Gianluca Busilacchi, Valeriano Camela, Giuseppe Canducci, Adriano Cardogna, Mirco Carloni, Guido Castelli, Graziella Ciriaci, Giancarlo D’Anna, Antonio D’Isidoro, Sandro Donati, Paolo Eusebi, Elisabetta Foschi, Enzo Giancarli, Sara Giannini, Roberto Giannotti, Paola Giorgi, Dino Latini, Leonardo Lippi, Marco Lucchetti, Maura Malaspina, Katia Mammoli, Luca Marconi, Erminio Marinelli, Almerino Mezzolani, Luigi Minardi, Adriana Mollaroli, Giulio Natali, Rosalba Ortenzi, Fabio Pagnotta, Pietro Enrico Parrucci, Paolo Perazzoli, Paolo Petrini, Giuseppe Pieroni, Moreno Pieroni, Fabio Pistarelli, Mirco Ricci, Lidio Rocchi, Franca Romagnoli, Angelo Sciapichetti, Daniele Silvetti, Vittoriano Solazzi, Franco Sordoni, Oriano Tiberi, Gino Traversini, Umberto Trenta, Luigi Viventi, Roberto Zaffini, Giovanni Zinni.


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