Lancia un appello a “tenere desta la coscienza civile” il procuratore generale Sergio Sottani nell’inaugurare questo anno giudiziario. Perché i pericoli si chiamano mafia, droga, ma anche violenza di genere e reati informatici. Un retroterra di illegalità che può aprire le porte all’infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto ora che in ballo ci sono i miliardi della ricostruzione post sisma. «Non si tratta di rievocare, anche solo per negarne la validità, l’ormai trito concetto di Marche come isola felice. Né, peraltro, si può paventare un pericolo, senza indicarne con esattezza i contorni.
Occorre invece sapere cogliere le criticità e tenere desta la coscienza civile» ha spiegato il procuratore generale Sergio Sottani. Anno giudiziario inaugurato nel tribunale di Ancona dai magistrati a capo scoperto, senza “tocco” per il secondo anno consecutivo, in segno di rispetto e cordoglio per il sisma che ha scosso le Marche nel 2016. Il presidente della Corte di Appello Eugenio Cetro ha avviato la celebrazione ricordando la concomitanza oggi con la Giornata della Memoria. Tutte presenti le autorità civili e militari e l’arcivescovo di Ancona e Osimo Angelo Spina.
Il procuratore generale Sergio Sottani si è soffermato, nella sua relazione, sul fenomeno definito “allarmante” della crescita delle violenze sessuali, dei maltrattamenti in famiglia e di atti persecutori contro le donne, in aumento del 21% nell’ultimo triennio. Diminuiscono furti ( -7%) e rapine ( – 8%), ma aumentano i reati di falso in bilancio (da 12 casi a 31), le truffe informatiche (26%) e il traffico di sostanze stupefacenti (10%). “E’ una regione dove si registra uno dei tassi più alti di nuovi utenti delle strutture assistenziali per tossicodipendenze. Nel quinquennio 2007-2012 le Marche hanno raggiunto il triste riconoscimento di essere la terza regione italiana per rischio di morte per overdose” ha ricordato Sottani, aggiungendo che “tutto ciò che è illegale costituisce terreno fertile per l’infiltrazione mafiosa”. Una infiltrazione di stampo camorrista e ‘ndranghetista che per il magistrato “ha subito un recente e netto aggravamento a seguito del sisma per l’evidente attrattiva costituita dall’investimento economico nella fase della ricostruzione”. “Già dai primi accertamenti sono emerse situazioni che necessitano approfondimenti, per la presenza nei cantieri di persone, collegate a diverso titolo a pregresse indagini sulla criminalità mafiosa” ha sottolineato Sottani. Tante le indagini che hanno segnato l’anno per la procura di Ancona, il procuratore generale tiene a ricordare il caso Banca Marche, citando le parole dell’ex procuratore capo di Ancona Elisabetta Melotti che ha definito “devastante per una procura di medie dimensioni un’indagine di questo genere”. «L’impegno investigativo ha implicato la necessità di convogliare forse superiori a quelle ordinarie, ma il fatto su cui la procura distrettuale sta indagando è di tale allarme sociale che qualsiasi sforzo va compiuto per l’accertamento dei fatti», ha assicurato Sottani.
Tra gli altri processi, il procuratore generale ha citato l’istanza di fallimento in attesa di giudizio per Aerdorica, l’accusa di disastro colposo per l’alluvione di Senigallia del 2014 che vede indagati 11 tra amministratori locali e dirigenti, la sentenza sul duplice omicidio di via Crivelli.
Il presidente della Corte di Appello facente funzione Eugenio Cetro non ha dimenticato di evidenziare i risultati ottenuti dalla giustizia del distretto in questo anno, nonostante le difficoltà di organico e la mancanza di sedi adeguate. “La ragionevole durata dei processi è stata rispettata nei giudizi dinanzi alla Sezione penale della Corte di Appello, entro il termine biennale” ha spiegato Cetro. Tra i procedimenti in aumento, quelli per il riconoscimento dello status di rifugiati per i richiedenti asilo, pari ad un 35% in più per un totale di 2.162 procedimenti per “protezione internazionale”. Le criticità restano carceri e sedi degli uffici giudiziari. Il presidente della Corte di Appello segnala il “pericolo di ritorno di una deprecabile situazione di sovraffollamento dei detenuti” che rischia di aggravare la condizione della pena in carcere e pregiudicare il reinserimento dei detenuti. Insufficiente anche la sede della Corte di Appello di 3mila metri quadri, per la mancanza di spazi destinati sia alle cancellerie, sia dell’attività dei magistrati, oltre a ricordare il caso del Tribunale di Sorveglianza di Ancona che dal 2000 è ospitato in due appartamenti al viale della Vittoria.
(foto Giusy Marinelli)
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