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Eventi mascherati in rete
per diventare volano turistico

ECONOMIA - La sfida di istituzioni e imprenditori turistici per far diventare il Carnevale anche un fattore economico. Più difficile "vendere" quello ascolano a causa della peculiarità del dialetto. Si punta sulla corrida offidana
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di Pietro Frenquellucci
Il Carnevale di Ascoli insieme a quelli del territorio circostante potranno mai essere eventi capaci di avere una forza attrattiva in ambito turistico tale da trasformarsi anche in un fattore economico rilevante oltre che in un momento di svago per i residenti del Piceno? Difficile trovare una risposta univoca di prospettiva tra coloro che si occupano di accoglienza, di ristorazione o hanno ruoli istituzionali nel territorio. Più facile, invece, trovare punti di contatto e di condivisione sull’analisi dei problemi e delle difficoltà intrinseche alla manifestazione che ne frenano le potenzialità attrattive a livello turistico se si escludono le provenienze dai territori immediatamente vicini a quelli in cui si svolgono gli eventi.

La consegna delle chiavi a Re Carnevale

Tre sembrano essere le criticità condivise che ostacolano la crescita dal punto di vista del turismo, e della sua ricaduta economica, del Carnevale: il periodo invernale in cui si svolge, le caratteristiche strettamente locali degli eventi, la difficoltà di procedere a una promozione articolata a livello nazionale.
«Le caratteristiche complessive dell’evento, a partire dal periodo dell’anno in cui si svolge, fanno sì che non abbia, dal punto di vista turistico, capacità attrattive di massa – dice il sindaco di Ascoli Guido CastelliAbbiamo cercato di superare questo ostacolo costruendo la rete dei Carnevali storici del Piceno (insieme a Offida, Castignano e Pozza di Acquasanta, ndr) per favorire la massima affluenza possibile dai territori vicini valorizzando, insieme, gli aspetti etnologici e delle tradizioni legati a ciascun evento. Questa rete, grazie ad una proposta che ha visto come capofila proprio il Comune di Ascoli, ci ha consentito di ottenere un finanziamento complessivo di 60 mila euro dal Ministero dei beni culturali (Mibact) per le quattro manifestazioni. Con la nostra quota, pari a circa 30 mila euro, potremo eseguire il restyling completo dei candelabri del nostro Carnevale».
Riflessioni analoghe, anche se con sfumature diverse, quelle del deputato Pd Luciano Agostini, sindaco di Offida dal 1992 al 1999 e poi assessore regionale al Turismo dal 2005 al 2008. «Lo spirito del nostro Carnevale – sostiene Agostini – è difficile da ingabbiare in una organizzazione rigida. A Offida, in particolare, lo spirito orgiastico che anima gli eventi del Carnevale è tale che ha in se un inevitabile carattere di gestione autonoma, quasi personalizzata, dell’evento. Ad Ascoli, poi, il Carnevale è anche difficile da comprendere così com’è legato al dialetto e agli accadimenti della vita cittadina. In entrambi i casi, il valore aggiunto dei due eventi è la partecipazione: chi va a Offida o ad Ascoli in quei giorni non è spettatore del Carnevale, ne è invece comunque protagonista e attore».

Luciano Agostini

Qualche segnale positivo comunque c’è e il Carnevale resta sempre, in un modo o nell’altro, elemento di richiamo per il territorio. «A Offida – continua Agostini – negli ultimi anni si è registrato un flusso sempre crescente di presenze per il Carnevale ma bisognerebbe pubblicizzarlo di più e meglio. In passato, quando sono stato assessore regionale, qualcosa è stato fatto in particolare alla Bit (Borsa italiana del turismo) di Milano, con la presentazione di pacchetti turistici ad hoc, e qualche effetto si notò. Anche con il collega Giulio Silenzi si continuò su quella strada ma, parliamo chiaro, da parte degli organizzatori manca l’idea di promozione turistica. Manca un vero aggancio con i principali Tour operator che consenta un collegamento con il grande giro del turismo nazionale. Facciamo oggettivamente fatica a entrare in questo mondo».
Sul tema della promozione turistica Castelli è più possibilista: «Alcune agenzie e alcuni Tour operator si stanno sforzando di mettere sul mercato dei pacchetti turistici che puntino proprio sulla rete dei Carnevali del Piceno la loro proposta attrattiva, tenendo comunque conto delle insidie legate al periodo dell’anno in cui gli eventi si svolgono. Periodo, evidentemente, che non può avere alternative. Il nostro scopo è quello di mettere insieme più risorse e più realtà in modo da rendere questa rete sempre più appetibile». Infine una precisazione: «Non ci sarà nessun ridimensionamento quest’anno – spiega il primo cittadino ascolano – come qualcuno ha un po’ inavvedutamente pronosticato. Certo le spese per la sicurezza sono cresciute considerata la necessità di aumentarne il livello, ma il Carnevale si farà come gli altri anni».

Matteo Di Sabatino

C’è scetticismo sulle potenzialità turistiche del Carnevale anche da parte degli addetti al settore dell’accoglienza che possono valutare le potenzialità della manifestazione da un osservatorio privilegiato. E’ il caso di Matteo Di Sabatino, presidente della sezione Turismo interprovinciale di Confindustria Centro Adriatico e presidente della consulta regionale del Turismo di Confindustria Marche. «Dal punto di vista dei flussi turistici il Carnevale denota una scarsa attrattività – dice Di Sabatino che è anche titolare della Dimora storica Palazzo dei Mercanti in pieno centro ad Ascoli – più marcata invece in occasione di eventi culturali. Quello ascolano, poi, così caratterizzato dal ruolo del dialetto e dall’aspetto goliardico è di difficile comprensione per chi non è del territorio. Già quello di Offida, pur nella sua originalità, ha un aspetto più tradizionale e più facilmente apprezzabile. In sintesi, il Carnevale ascolano, ma anche quello di Offida, non rientra in quegli eventi che procurano “incoming”, affluenza turistica. Basta dire che abbiamo più richieste motivate per San Valentino che per il Carnevale».
Da un’analisi dei flussi turistici degli ultimi anni risulta che la manifestazione che esercita un richiamo più forte è Fritto Misto, seguita dalle mostre di livello nazionale organizzate in città (quella su San Francesco e su Licini) e poi dalla Quintana. «Fare promozione attraverso gli eventi è il metodo più difficile e costoso – aggiunge Di Sabatino -. Oggi ci troviamo di fronte a un turista che ha voglia di scoprire l’Italia vera. Conosce i grandi centri e le bellezze più importanti del Paese e allora cerca territori più veri e spontanei. Dalle città ai piccoli borghi medievali, all’enogastronomia, all’artigianato. Due anni fa l’arrivo della Mille miglia in città generò un incoming significativo. Perché? Semplice, il partecipante alla manifestazione era molto vicino come target al turista che può apprezzare le bellezze di Ascoli sia dal punto di vista del gusto che dell’età. Un turista raffinato e con una buona disponibilità economica».

I v’lurd offidani

Dall’angolo visuale della ristorazione l’analisi, seppur in larga parte coincidente con le precedenti, ha degli aspetti peculiari che attribuiscono al Carnevale un ruolo economico più interessante. «Dipende molto dal tempo e dalle temperature, nel 2017 sono state giornate miti e senza pioggia per cui l’afflusso è stato alto. La domenica, poi, arriva molta gente anche da fuori Ascoli, mentre le presenze del martedì sono soprattutto locali». Questa è l’analisi di Marco Cicconi, responsabile del Caffè Meletti. «Il perché è presto detto – aggiunge Cicconi –, la domenica tutti sono liberi di muoversi e non hanno impegni di lavoro; il martedì, invece, solo ad Ascoli le aziende sono chiuse, anche se solo per mezza giornata. Così le persone possono partecipare al Carnevale cosa più difficile per chi vive fuori Ascoli».
Secondo Cicconi soprattutto di domenica i visitatori arrivano all’ora di pranzo, mangiano in uno dei locali della città e poi seguono il Carnevale. «E’ una tendenza crescente, le persone sono disposte a spendere – aggiunge – e noi cerchiamo di andare loro incontro offrendo menu il più possibile legati al momento. Così proponiamo i classici ravioli incaciati, che si possono comunque trovare per tutto il periodo invernale, sia al pomodoro che con la cannella; il tradizionale fritto misto e poi i dolci caratteristici: dalle sfrappe alle castagnole, ai ravioli stavolta con le castagne o con la crema. Un po’ di fantasia, poi, non guasta mai. Il venerdì e il sabato sera, infine, abbiamo degli eventi che organizziamo all’interno del Meletti a cui registriamo sempre una grossa partecipazione».

(5-continua)


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