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Jennifer a Traini:
«Non mi voleva sparare?
Allora perché lo ha fatto?»

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Jennifer Otiotio mostra la ferita alla spalla

 

Wilson Kofi, 20enne del Ghana ferito in corso Cairoli da Luca Traini

 

di Marco Ribechi

(foto di Fabio Falcioni)

«Ha detto che non mi voleva sparare? Allora perché l’ha fatto?» dice Jennifer distesa nel letto dell’ospedale di Macerata nel reparto di Ortopedia con una ferita alla spalla e in attesa di essere operata (mercoledì) rispondendo alle chi le chiede delle parole di Luca Traini, l’uomo che le ha sparato e che dice che lei non voleva farla. La ragazza è rimasta ferita mentre si trovava di fronte alla stazione. Oggi Luca Traini in carcere ha detto che non voleva colpirla perché è una donna. Quando le viene spiegato che l’uomo che le ha sparato l’altro giorno dice che non intendeva colpirla, lei dice «ormai lo ha fatto». Con lei in stanza c’è una amica, che vive nella sua stessa casa e che le tiene compagnia in questi giorni difficili. Jennifer è in Italia da 7 mesi in Nigeria ha una figlia «cerco lavoro per mandare i soldi alla mia famiglia». Al momento non lavora e frequenta la scuola per imparare l’italiano. «In Italia non ho mai avuto problemi prima di sabato» dice la ragazza. Una cosa che ripete di continuo è «Pain, so much of pain» per spiegare che la spalla le fa male. Oltre a lei ricoverato in un letto di ospedale c’è Wilson Kofi, uno dei sei bersagli della follia di Luca Traini. 

Wilson Kofi a terra prima dell’arrivo dei soccorsi

Ha 20 anni ed è originario del Ghana. E’ arrivato da solo in Italia imbarcandosi dalla Libia circa un anno e cinque mesi fa. A Macerata non ha nessuno ma ha incontrato tanti italiani pronti ad aiutarlo e anche tanti altri ragazzi che come lui sognano una vita serena. E prima di questo episodio le cose si stavano mettendo bene grazie al sostegno del Gus che gli fornisce l’aiuto per l’alloggio e tante altre necessità. Sabato, prima di essere colpito, Wilson stava passeggiando in corso Cairoli con un amico. «Stavo andando dal barbiere per tagliarmi i capelli – spiega il ragazzo – quando abbiamo sentito l’esplosione di un colpo. Il mio amico subito ha detto che si trattava del rumore di una pistola. Non sono riuscito a rendermi conto di niente che ho sentito un dolore fortissimo al petto e sono caduto in terra incosciente, ho perso i sensi». Tempestivo l’intervento di un passante italiano che ha subito chiamato l’ambulanza. «Non riuscivo a vedere niente, ero terrorizzato temevo di morire – continua Wilson Kofi – mi hanno portato di urgenza in ospedale per soccorrermi e mi sono rilassato solo quando mi hanno spiegato che ero fuori pericolo».

Luca Traini

Con lui, nella camera dell’ospedale che condivide con altri due pazienti, una sua amica che gli tiene compagnia insieme a un bambino piccolo. «Sono felice che siano qui – prosegue Wilson – tanti miei amici hanno paura di venire, di uscire. Temono il ripetersi di eventi simili. Potrò restare qui in ospedale qualche altro giorno ma già tremo all’idea di tornare a casa e di trovarmi fuori da solo». La sua famiglia Wilson l’ha lasciata in Ghana. «Non ho voluto avvisarli dell’accaduto, almeno non ancora – spiega il ragazzo – non voglio chiamarli dall’ospedale, spiegherò cosa mi è accaduto quando tutto sarà finito, in questo modo non si preoccuperanno. Il mio sogno è quello di avere un lavoro qualsiasi e di poter fare un vita tranquilla, potermi pagare l’affitto di una casa, guadagnare il mio stipendio per quanto umile e avere una famiglia». La follia lucida di Traini, per sua stessa ammissione, è stata guidata dalla rabbia per l’omicidio di Pamela Mastropietro e dallo scempio fatto al suo corpo.

Il primario di Chirurgia Gesuelli

«E’ un crimine orrendo, quando ho letto della notizia sono stato invaso dalla rabbia – conclude Wilson Kofi – come si può fare una cosa del genere? Non è una cosa che appartiene a qualche cultura, sarebbe terribile anche in qualsiasi paese d’Africa. Ma chi mi ha sparato ha preso la decisione sbagliata, la colpa è del singolo e saranno le autorità a fare giustizia. Al mio posto potevano esserci i miei amici, padri e madri di famiglia ma anche tantissimi italiani neri, nati e cresciuti qui, sparare e farsi giustizia in questo modo è una decisione assolutamente errata». Wilson e quella di essere ancora vivo, come spiega anche il dottore della chirurgia generale Guido Cesare Gesuelli. «E’ stato colpito nella parte destra del torace – spiega il medico – ha riportato la frattura della VI e VII costola e della scapola destra, oltre a una contusione polmonare. Il proiettile è entrato e uscito e per sua buona sorte l’osso ha deviato il colpo. Dovrà restare in osservazione per qualche giorno ancora soprattutto per motivi igienici, quando entra il proiettile porta con se molte impurità e detriti che possono creare infezioni».

In giornata un altro dei feriti, Mahamadou Toure, è stato sottoposto a Tac di controllo che ha evidenziato un versamento pleurico all’emitorace destro che non era presente prima. In poche parole un versamento di sangue interno. E’ stato trasferito a Torrette.

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