di Bruno Ferretti
Il solito film. Visto e rivisto. Tutti i buoni propositi della vigilia incoraggiano i tifosi, ma poi svaniscono sul campo di gioco. L’Ascoli a Venezia incassa la sedicesima sconfitta (in 30 partite) riducendo ancora di più il margine salvezza. La matematica concede ancora qualche speranza. Ma a questo punto (mancano 12 gare) più che un’impresa ci vorrebbe un miracolo. Le altre squadre in lotta salvezza mostrano una vitalità che l’Ascoli non ha. La Pro Vercelli, in serie positiva dopo il ritorno in panchina di Grassadonia, porta via un punto prezioso a Bari pareggiando (2-2) nel recupero, la Ternana fa altrettanto a La Spezia (1-1) dopo essere passata addirittura in vantaggio. E grazie a questo pareggio la squadra umbra aggancia l’Ascoli a 26: adesso Ascoli e Ternana sono ultime a pari (de)merito. Lo scontro diretto di sabato 17 marzo sarà veramente l’ultima spiaggia per entrambe. La Ternana tornerà al “Del Duca” dopo l’ultima partita del passato campionato quando, vincendo in rimonta (1-2), conquistò la salvezza. Una vittoria favorita dal pessimo secondo tempo del Picchio che aveva chiuso il primo in vantaggio con un gol di Gigliotti dimostrando di essere più forte. Ma il calcio è strano, e la Ternana riuscì a ribaltare il risultato. Stavolta non ci potranno essere cali di tensione perché chi perde è… perduto.
Cosmi le sta provando tutte, ma senza esito. A Venezia ha messo in panchina Padella e Gigliotti che nelle ultime partite avevamo dimostrato di non essere in forma, e rilanciato gli infortunati di lungo corso. In difesa ha fatto esordire Cherubin (non giocava da 16 mesi), riproposto Mengoni (assente da 3 mesi) e, nella ripresa, anche Rosseti che stava fuori da 4 mesi. Inoltre ha inserito Ganz dall’inizio accanto a Monachello e ha impostato un centrocampo fisicamente più robusto con Addae e Carpani. Sono cambiati i protagonisti ma non il risultato.
I quasi trecento tifosi del Picchio presenti al “Penzo” hanno sintetizzato molto bene la situazione con uno striscione di due sole parole: “Tutti colpevoli”. E poi hanno manifestato la loro delusione con cori all’indirizzo del presidente Bellini, del responsabile tecnico Cardinaletti e del ds Giaretta che sono considerati i principali artefici di questo crollo verticale.
Con la differenza che Bellini tira fuori le risorse economiche necessarie per andare avanti. A proposito di Bellini, chissà se oggi il patron risponderebbe come ha fatto nel corso della sua ultima conferenza stampa. Alla domanda “Presidente, firmerebbe per disputare i playout?” replicò infattti con un “no, perché noi ci salveremo direttamente senza spareggi”. Un invito ad avere fiducia. Un invito legittimo che, purtroppo, non è stato seguito dai successivi risultati della squadra.
L’Ascoli affonda anche a Venezia La salvezza sembra compromessa Cori contro Bellini e la dirigenza
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