Quattro mesi di reclusione per essere entrato nella sede di una società “Geovalsusa” impegnata nei lavori per la linea ad alta velocità Torino-Lione. E’ la pena a cui è stato condannato questa mattina dal tribunale di Torino, Davide Falcioni, giornalista affidano che nel 2012 era in Piemonte per la testata “Agoravox”. Secondo l’avvocato, Falcioni si limitò «a osservare quel che accadde, e poi lo riportò.
Evidentemente lo riportò in un modo che non è piaciuto alla procura. Ma così siamo alla teorizzazione giudiziaria del giornalismo embedded: bisogna stare in redazione e passare solo le veline che vanno bene». A Falcioni è giunta la solidarietà del segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo che ha dichiarato: «Per noi Davide ha fatto solo il suo lavoro di cronista, com’è giusto che sia in un paese civile. A Torino è stato introdotto evidentemente un nuovo reato, quello di giornalismo. Pensavamo che queste cose potessero accadere solo in Turchia, dove vengono accusati di terrorismo i giornalisti che raccontano la lotta del popolo curdo. La criminalizzazione contro il movimento No Tav è inaudita e vergognosa: addirittura colpisce anche chi osa parlare della lotta del popolo valsusino! La kafkiana condanna di Davide evidenzia come i magistrati di Torino stiano raggiungendo livelli parossistici nell’ossessione contro il movimento No Tav».
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