di Maria Nerina Galiè
Non rimarranno a braccia conserte i sindaci dei Comuni dei Sibillini davanti al rischio, più o meno remoto, che lo stabilimento Whirlpool di Comunanza sia ridimensionato o addirittura chiuda i battenti. Nel corso dell’assemblea del 6 aprile, il primo di cittadino di Comunanza, Alvaro Cesaroni, ha lanciato un appello: «Organizzerò un convegno al quale inviterò il Mise, Confindustria, i sindacati e le associazioni di categoria. Confido nella più ampia partecipazione e collaborazione delle Amministrazioni comunali di tutta l’area montana». Immediata la risposta di Domenico Ciaffaroni, sindaco di Montefortino, comune limitrofo anche se in provincia di Fermo: «Nell’era della globalizzazione non ci sono fasce protette. Dicembre 2018 è una scadenza importante e sono con Cesaroni nel dire che dobbiamo intervenire subito presso le sedi competenti».
Termina quest’anno l’impegno, preso dalla Whirlpool con il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo, ad astenersi da riduzioni di personale attraverso licenziamenti unilaterali. Da gennaio 2019 quindi “sulla carta” nulla potrebbe impedire ai vertici della holding di mandare a casa 500 dipendenti, senza considerare l’indotto, paralizzando così l’economia dell’intero territorio. Indiscutibile l’autorevolezza in materia di Domenico Ciaffaroni: sindaco dal 1995, due mandati alla volta inframezzati dal quinquennio di pausa obbligata, non ne esclude un quinto; entrato in Merloni (poi Indesit ed ora Whirlpool) nel 1979 come “tuta blu”, vi ha militato da sindacalista ed ha maturato la pensione nel 2014 dopo 9 mesi di mobilità. «Sono stato uno dei primi esuberi» dice sorridendo.
«A Cesaroni – continua – esprimo la mia gratitudine per il lavoro che sta svolgendo sul territorio e per richiamare l’attenzione sull’argomento. Tuttavia devo dire che considero il convegno una sterile passerella, un giro di danza che non produrrebbe alcun effetto. Sarebbe soltanto l’occasione, per qualcuno, di mettersi in bella mostra. Quello che serve è lavorare in silenzio e nelle stanze giuste. Il sindaco di Comunanza è maestro in questo. Ha dimostrato di saper fare bene per il suo Comune e per quelli limitrofi. E’ stata sua l’idea di presentare il progetto per l’ammodernamento della Valdaso, suo il merito di averci coinvolto e di aver ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro dagli sms solidali per il terremoto. Per tornare alla situazione Whirlpool – dice ancora Ciaffaroni – sono pronto alla massima collaborazione. Ritengo più utile però metterci attorno ad un tavolo, noi amministratori insieme con la proprietà e i lavoratori. Da un confronto costruttivo tra tutte le parti coinvolte deve nascere un accordo da presentare poi al Ministro del Lavoro. Certo, appena ce ne sarà uno».
Che sia per orgoglio territoriale o per lo spirito sindacalista che ancora lo anima, di certo il sindaco di Montefortino ha i suoi buoni motivi nel ritenere fondamentale il ruolo della forza lavoro nelle iniziative che possono influire sul futuro della Whirlpool di Comunanza. «Il nostro stabilimento ha un alto valore aggiunto, difficilmente paragonabile a quello di altri, italiani ed esteri, cioè l’alto livello di professionalità delle maestranze locali. In queste zone mancheranno i servizi. I collegamenti non sono dei più agevoli. Ma la capacità produttiva e la specializzazione dei lavoratori della sede locale non ha pari». Nel 2007, cioè prima della crisi che tra il 2009 e il 2011 ha fatto calare a picco la domanda e quindi ha ricalibrato l’offerta, la fabbrica comunanzese sfornava 1.384.00 pezzi. Attualmente si viaggia ad una media di 700 mila e nei piani di sviluppo dell’azienda si prevede di arrivare a 800 mila.
«Non bastano – sostiene Ciaffaroni – per restare in piedi qui bisogna produrre un milione di pezzi l’anno. E si può fare. Comunanza nel tempo ha pagato la solidarietà. Più volte, per esigenze aziendali di riequilibrio nella produzione e in accordo con Ministero e sindacati, abbiamo ceduto pezzi ad altre unità produttive. Non è più tempo per questo». In Italia sono due le aziende specializzate nel settore del “bianco”, Comunanza e Napoli. Un milione di pezzi potrebbe mal conciliarsi con l’indiscutibile flessione delle vendite. «Il mercato è ampio. E’ vero che parliamo di un prodotto maturo, di sostituzione, non innovativo. Ma nessuna famiglia ormai può farne a meno. L’azienda deve mantenere alta la sua posizione sul piano commerciale con azioni mirate e incisive». Neanche l’avessero sentito, dopo 5 anni di silenzio mediatico, i responsabili marketing del brand americano hanno pianificato un’imponente campagna pubblicitaria che sta girando proprio in questi giorni su tv, web e punti vendita di tutta Europa e dal costo complessivo di 6 milioni di euro. In Italia gli spot saranno visibili dal 6 aprile al 5 maggio sui principali canali televisivi, incluse le piattaforme satellitari, e fino alla fine dell’anno su social media e testate digitali.
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