di Maria Nerina Galiè
Quest’anno i lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Comunanza si augurano di festeggiare il Primo Maggio, ma tre giorni dopo: il 3 del prossimo mese infatti le rappresentanze sindacali, nazionali e locali, incontreranno i vertici dell’azienda americana al ministero dello sviluppo economico, come da accordi presi nel gennaio scorso, per discutere sul futuro delle unità produttive presenti sul territorio nazionale. Sta per scadere il piano triennale in forza del quale la multinazionale aveva preso l’impegno di non licenziare unilateralmente e di investire nelle sedi locali. Tante le preoccupazioni ma ben chiari gli obiettivi per i rappresentanti sindacali dei dipendenti Whirlpool di Comunanza, Paolo Marini (Fiom Cgil), Francesco Armandi (Ugl, di cui è anche segretario provinciale di Ascoli), Raffaele Bartomioli (Uilm) e Angelo Forti (Fim Cisl). Rilancio dei volumi attraverso innovazioni di processo e di prodotto è quanto si aspettano dal management. Al Governo chiederanno la proroga degli ammortizzatori sociali.
«Per non perdere posti di lavoro – spiega Francesco Armandi – i volumi sono fondamentali. Secondo il piano triennale (presentato al Mise ad aprile 2015, ndr) la produzione doveva arrivare a 800.000 pezzi annui. Nel 2017 ne abbiamo contati 665.000. Nel 2018 potrebbero essere ancora meno perché da gennaio si registrano fermate collettive di 8 giorni al mese di media, che vanno ad aggiungersi alle fermate di una settimana ogni due, a turno per ciascun gruppo, e che sono già in atto da qualche anno. Il 3 maggio – continua Armandi – l’azienda deve darci le missioni per i prossimi anni e certezze sugli investimenti promessi, un nuovo prodotto da lanciare sul mercato e macchinari innovativi. Fino ad ora ciò non è avvenuto. E ci aspettiamo che all’incontro partecipi anche qualche rappresentante della Regione Marche, di solito poco presente, a differenza della Regione Campania».
«La preoccupazione non manca – incalza Raffaele Bartomioli – stiamo assistendo ad un continuo calo dei volumi. L’azienda ha ribadito in più occasioni di voler portare avanti il piano industriale degli investimenti. A Comunanza erano destinati 60 milioni di euro, ma ancora non ci sono state sostanziali innovazioni». Parte degli investimenti ha riguardato l’implementazione del Wps, Whirlpool production system, una metodologia operativa messa in atto dal colosso americano e tesa a migliorare i sistemi produttivi anche nell’ottica del contenimento dei costi. «I nuovi sistemi – parla ancora l’esponente Uilm – sono un valore aggiunto allo stabilimento e rilevabile nella qualità dell’elettrodomestico. Ma servono anche i numeri. Noi abbiamo l’esclusiva europea per le lavasciuga, che impegnano l’80% del lavoro. Per il 20% si fanno lavatrici alto di gamma. A Napoli, da dove non arrivano segnali confortanti, si producono soltanto lavatrici. Il rischio è di creare un conflitto tra i due stabilimenti gemelli».
Incentrare la produzione su un solo elettrodomestico e di standard elevato infatti può avere i suoi effetti collaterali: i costi rilevanti non aiutano le vendite. E’ vero che a Comunanza è stata concentrata anche la produzione delle lavasciuga top di gamma che prima era affidata a terzisti in Turchia, rendendo l’unità produttiva montana un’eccellenza dell’area Emea. Ma la lavasciuga sul mercato se la deve battere con l’asciugatrice, fabbricata in stabilimenti esteri. Torna poi sugli investimenti Paolo Mariani: «Una decina di milioni di euro è stata impiegata nella standardizzazione dello stabilimento, cioè per renderlo uguale, nei colori e negli arredi, agli altri siti. Si è riscontrato qualche rinnovamento estetico nei prodotti. Qui occorre invece investire su processo e prodotto per incentivare gli acquisti. Ma è impensabile prevedere adesso una nuova piattaforma, occorrono mesi di progettazione e prototipi di cui ancora non c’è traccia. Nel frattempo, qual è la sorte dei dipendenti? Nel 2018 finiscono anche gli ammortizzatori sociali. Senza volumi e ammortizzatori è facile capire a cosa si va incontro».
Espande il concetto Angelo Forti: «Girano voci che sta per uscire un nuovo modello di lavatrice di cui però non si conosce ancora nulla e soprattutto non si sa quale in quale stabilimento verrà prodotta. Ma intanto a fine anno scadrà il piano di uscita che prevede la possibilità di prepensionare i dipendenti a fronte di incentivi economici. A Comunanza nel 2015 si registravano 185 esuberi, 120 dei quali smaltiti con anzianità e solidarietà. A gennaio 2019 ci saranno ancora 65 esuberi. Gli incentivi al prepensionamento devono essere mantenuti per un altro anno almeno, se non due». Per riassumere, le Rsu locali lamentano un forte ritardo sugli investimento promessi dall’azienda e sui quali si contava per mantenere posizioni su un mercato già in flessione e quindi per rilanciare i volumi e salvare i posti di lavoro. Nel chiedere conferma che non si venga meno agli impegni presi, i rappresentanti dei lavoratori auspicano che il Governo dia loro una “boccata d’ossigeno”, prorogando di almeno un anno gli ammortizzatori sociali. Qui si innesta un’altra grande incertezza per le parti sociali che si sono date appuntamento a Roma la prossima settimana: saranno ricevuti dal ministro Calenda o dal sottosegretario Teresa Bellanova, come accaduto giorni fa ai sindacalisti dell’Ilva. Ma entrambi stanno per lasciare gli scranni.
Le attese, se soddisfatte, saranno forse un palliativo, una soluzione a breve per far guadagnare tempo ad azienda e lavoratori, ma indispensabili fino a che non si conosceranno gli effettivi sviluppi a lungo termine. Anche per questo il sindaco di Comunanza, Alvaro Cesaroni, nei giorni scorsi ha acceso i fari sulla questione: interverrà presso il Mise, ha inviato una lettera al governatore della Regione Marche, Luca Ceriscioli, e si è confrontato con gli imprenditori locali dell’indotto, coinvolti anch’essi nelle sorti della Whirlpool. Il 10 maggio invece, a Fabriano, è previsto un tavolo territoriale a cui parteciperanno le segreterie provinciali dei sindacati, le Rsu dei lavoratori della locale sede ed i referenti Whirlpool.
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