di Luca Capponi
Tanto tuonò…che piovve. Stavolta però il meteo non c’entra nulla. Il sole, comunque vale la pena di ricordarlo, stava quasi per sorgere quando il “blocco della discordia” è stato forzato da mano ignota. E così dopo neanche una settimana Montegallo è tornata “libera”. Manco a farlo apposta, nel giorno della Festa della Liberazione. Niente più isolamento, quindi. Almeno per ora. Catene spezzate, transenne a terra e passaggio alle auto ripristinato. Con buona pace dei cubi di cemento che erano scesi dall’alto (Provincia e Anas) a impedire il passaggio lungo la SP 89 Valfluvione nel tratto tra il bivio per Forca di Presta e Balzo, rendendo inaccessibile il Passo del Galluccio e isolando ancor di più Montegallo dal resto del mondo. Per arrivare in loco, infatti, l’unica strada possibile è quella dal bivio per Uscerno, dopo Roccafluvione.
Un provvedimento evidentemente adottato per preservare la sicurezza di automobilisti e affini (prima c’era solo una transenna che veniva puntualmente spostata) che però ha fatto arrabbiare una intera comunità, pronta anche ad incatenarsi (per restare in tema) lungo la Salaria. «I massi qui cadono da sempre, anche da prima del terremoto. Quel tratto di strada è nelle stesse condizioni da due anni. Montegallo sta morendo e nessuno fa niente, non possiamo passare altro tempo in queste condizioni, è inaccettabile».
Così, poco dopo l’alba del 25 aprile, qualcuno deve perso la pazienza e, munito di appositi strumenti, ha pensato di porre (temporanea?) fine alla “quarantena”. Un gesto più dimostrativo che vandalico, che però deve far riflettere.
A prescindere da tutto, dalle ragioni o dai torti, è bene che chi di competenza, al più presto, metta mano ad una situazione non più rinviabile. Montegallo aspetta da troppo tempo un barlume di normalità.
La strada per Montegallo chiusa da due anni «Ora siamo stufi, ci incateneremo sulla Salaria»
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