di Franco De Marco
A settembre ci sarà, molto probabilmente, il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle in vista delle amministrative del 2019. Il consigliere comunale Giacomo Manni annuncia che lascerà l’Arengo, mentre l’altro consigliere comunale, Massimo Tamburri, dice «Ci sto pensando». Dopo il grande successo alle politiche del marzo scorso, quando il candidato alla Camera Roberto Cataldi ha ottenuto il 37,55%, il Movimento 5 Stelle, primo partito in città, ha già cominciato a muoversi per conquistare l’Arengo.
Questa mattina, nel corso della conferenza stampa in cui hanno giudicato «un fallimento totale» l’operato del sindaco Guido Castelli, i due hanno anche parlato del futuro. «Noi – hanno detto – continuiamo come sempre a incontrare chi si avvicina al Movimento 5 Stelle, ad approfondire con loro i problemi della città e fare da filtro. Ci sono anche tanti professionisti che in passato hanno avuto un impegno civico ma che poi sono rimasti delusi dalla politica dei vari partiti. Non accettiamo chi viene da noi all’ultimo momento e dice: se mi candidate vi porto 500 voti. Noi vogliamo costruire soprattutto una squadra capace e unita. Non serve un sindaco egocentrico». Il M5S ribadisce anche che, come prevede il regolamento, non è possibile che un eletto al Parlamento venga dirottato al Comune.
La “fotografia” che Manni e Tamburri fanno a Castelli e alla sua Amministrazione è totalmente negativa. «Ci sono i dati che parlano. – esordisce Manni – L’assessore Michela Fortuna si è dimesso, all’assessore Valentino Tega è stata ritirata la delega, l’assessore Giorgia Latina è stata eletta alla Camera e non si capisce come può fare a conciliare i due incarichi. Castelli ha assunto deleghe molto importanti. E’ presidente della Fondazione Ifel, sta spesso a Roma e spesso in televisione. Per di più nella sua maggioranza le dispute non mancano. Difficile, per uno così impegnato, fare il sindaco. E’ incapace di fare una seria programmazione. E’ un accentratore. La città è senza un indirizzo. Solo libri dei sogni e spot». Manni metto sotto la lente d’ingrandimento il Dup (documento unico di programmazione 2018-2020) recentemente approvato dal Consiglio comunale con i voti della maggioranza. «Castelli ha sbandierato come una vittoria il mantenimento nel 2018 della Tari dopo che era aumentata negli anni precedenti del 30%. Nel piano finanziario dell’Arengo sono riportate solo cifre complessive senza entrare nel dettaglio. Così con c’è trasparenza. I rifiuti ci costano 10 milioni e 600.000 euro all’anno. Ma nello specifico?». «Chi controlla? – incalza Tamburri – Non c’è ad esempio un piano del verde».
Manni va giù duro. «Le tante opere pubbliche messe sulla carta? Un libro dei sogni. Molto dipende dalle alienazioni e siccome si sa che spesso non si riesce a vendere nulla allora non si potrà fare nulla. Gli ascolani devono sapere che sul loro groppone c’è un debito di 62 milioni . E aumenterà se la nuova vasca di Relluce non si farà. Inoltre c’è il contenzioso per il mancato rispetto del patto di stabilità. Ora si attende il pronunciamento della Cassazione. Chi verrà dopo Castelli troverà un Comune indebitato e senza la possibilità di contrarre un mutuo».
«Il fallimento più grande di Castelli – insiste Manni – riguarda il crollo demografico della città. Lui può dire quello che vuole ma la gente si trasferisce nei Comuni limitrofi perché lì il costo delle case è più basso. Se ne vanno soprattutto i giovani. Mentre aumentano gli anziani. Non è stata fatta alcuna politica per fermare questo fenomeno. Il fallimento demografico è davanti agli occhi di tutti. Da cinque sei anni, la sera, il centro storico è il deserto assoluto». Alla fine del 2017 i residenti ad Ascoli erano 48.773. Alla fine del 2001 erano 51.377. Negli ultimi 20 anni sono stati persi 3.000 abitanti.
Le bordate del Movimento 5 Stelle sono interminabili. «Non esiste la minima programmazione – fa notare Tamburri – anche per quanto riguarda l’utilizzazione dei fondi europei . Non si sa se il Comune vuole attivare un ufficio al proprio interno oppure avvalersi di una società privata specializzata in queste pratica». Ancora su caso Picchio Gas: «L’assessore Tega lo ha nominato Castelli ed è di Castelli la responsabilità politica di quello che è accaduto. Nelle società del Comune le zone d’ombra sono tante. A livello nazionale stiamo preparando una legge sul conflitto d’interesse».
Manni tocca anche il tasto cultura. «Nel bilancio c’è il segno meno. Benissimo Sting ma Sting fa il concerto e se va. La Quintana è sfruttata al 10%. Non esiste una programmazione coordinata. Se andremo noi al governo della città, nel 2019, la prima cosa da creare, come abbiamo già detto, è il brand Piceno in collaborazione con i Comuni vicini e l’Università. Altrimenti siamo destinati a morire». «E la partecipazione dei cittadini alle scelte del Comune dove sta? – chiude Tamburri – Il Dup è stato presentato senza alcuna consultazione. Molte volte nemmeno la maggioranza ne è a conoscenza. Il nostro metodo è esattamente il contrario».
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