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Comunanza, sindacati sotto shock:
«Senza Aqualtis che futuro per il sito?»
Scatta la mobilitazione
a difesa della fabbrica

LA CRISI DEL LAVORO/3 - Senza più il modello "nato" proprio nel Piceno, il sito perde l'esclusività della piattaforma destinata ai prodotti top di gamma. Resta solo la lavasciuga, ma per quanto tempo ancora? Intanto latitano gli investimenti promessi e la fabbrica lavora al 60%
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di Maria Nerina Galiè

Devono ancora assorbire il colpo Paolo Marini (Fiom Cgil), Francesco Armandi e Fabio Capolongo (Ugl di cui Armandi è anche segretario provinciale di Ascoli Piceno), Raffaele Bartomioli (Uilm) e Angelo Forti (Fim Cisl), rappresentanti sindacali dei lavoratori della Whirlpool di Comunanza dopo l’incontro di stamane al Mise, presente il sottosegretario Teresa Bellanova per il Governo, Davide Castiglioni (amministratore delegato per l’Italia e vice presidente operazioni industriali Emea), Carmine Trerotola (direttore relazioni industriali), Giovanni Buonajuto (direttore risorse umane) e Alessandro Magnoni (Direttore Comunicazione e Rapporti Governativi Whirlpool Emea), per la multinazionale.

L’interno del sito di Comunanza

Il piano industriale 2019-2021 porta via da Comunanza la produzione dell’Aqualtis, fiore all’occhiello dell’unità produttiva picena ed orgoglio del gruppo locale ex Merloni che l’ha “inventata” e messa sul mercato con successo anni fa. L’azienda ha deciso di spostare la piattaforma nello stabilimento di Napoli, al quale saranno destinati 6 milioni di investimento solo per partire con il nuovo progetto, in ragione di una “riorganizzazione dei 6 siti industriali, a ciascuno dei quali è stata assegnata una missione specifica e sostenibile”, si legge nel comunicato stampa.
«L’Aqualtis rappresenta il 25% della produzione del plant di Comunanza – dichiarano all’unisono i rappresentanti sindacali – con essa se ne andranno 130 persone dal 2019”. Ma il timore è anche un altro, ci spiega Armandi: «Chi ha la piattaforma top di gamma, come è quella dell’Aqualtis che introdurranno a Napoli, può fare lavatrici e lavasciuga top di gamma. Fino ad ora questa piattaforma l’avevamo solo noi. Dal 2019 l’avrà anche lo stabilimento campano. Chi ci garantisce che tra qualche anno, non ci toglieranno anche la lavasciuga?».
L’impressione dei sindacalisti comunanzesi è addirittura che dietro alla decisione aziendale ci sia un piano prestabilito tra proprietà e istituzioni regionali campane, probabilmente più vicine ai lavoratori di quanto non lo siano gli esponenti della Regione Marche, assenti all’incontro odierno. Gli esponenti delle Rsu tengono però a precisare che si tratta soltanto di una loro idea, magari generata dalla delusione e dallo sgomento. Sempre da piano 2019-, nell’unità produttiva di Comunanza rimarrà soltanto la lavasciuga per la quale l’azienda promette azioni atte ad incentivare la vendita e quindi la produzione. Tuona Capolongo: «Questa non rappresenta una certezza! Lo sarebbero stati gli investimenti, che invece non ci saranno, nemmeno per completare il piano 2015/2018 (a Comunanza erano destinati 60 milioni nel triennio, ne sono stati spesi circa 10, ndr). Potenzieranno la produzione della lavasciuga, hanno detto i dirigenti, ma se non raggiungeranno l’obiettivo perché il mercato è volubile e imprevedibile, cosa accadrà?».
In merito agli ammortizzatori sociali, sempre Armandi e Capolongo anche a nome dei loro colleghi riferiscono che la Bellanova non ha escluso la proroga che però rimette alla decisione del suo successore non appena si sarà insediato il nuovo Governo. Pertanto le parti si sono date appuntamento per il 6 luglio sempre nella sede romana del Mise.
Intanto i sindacalisti, uniti più che mai in questa vicenda, chiederanno un incontro nello stabilimento di Comunanza con Buonajuto, direttore delle risorse umane, e cercheranno di fare chiarezza su tutti gli aspetti dei nuovi programmi che rischiano di mettere in ginocchio l’economia dell’intera area montana. «Noi abbiamo sempre assecondato le richieste aziendali – dicono ancora – lavoriamo il 60% delle ore e chi ha potuto ha accettato il prepensionamento. Non ci siamo tirati indietro davanti ai sacrifici. Non rimarremo con le mani in mano adesso».

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