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L’Aied compie 40 anni:
«Aborti in calo nel Piceno»

ASCOLI - Ogni sabato cinque interruzioni di gravidanza al "Mazzoni". Laura Olimpi: «Minorenni in calo, sono sempre di più le trentenni senza figli». Martedì alla Rinascita è in programma un convegno
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di Stefania Mistichelli

Quarant’anni dalla legalizzazione dell’aborto. Quarant’anni di impegno per l’Aied di Ascoli che, ancora oggi, si conferma come il punto di riferimento per le donne di tutta la regione. 

Da sinistra Tiziana Antonucci, Laura Olimpi e Marina Fiori

Per celebrare questa ricorrenza e per continuare a dibattere sui nodi ancora da sciogliere  l’Associazione Italiana Educazione Demografica di Ascoli organizza il convegno che si terrà martedì, 22 maggio alle 17.30, nei locali della libreria Rinascita. «Sarà un dibattito su tante questioni – afferma Laura Olimpi – che nonostante siano passati quarant’anni dall’approvazione delle legge 194, ancora sono da approfondire e da affrontare». Diritto all’interruzione di gravidanza nel rispetto della dignità e della sicurezza delle donne, contraccezione, pillola abortiva, obiezione di coscienza. Tanti gli argomenti sul tavolo, in un territorio nel quale, nonostante tutto, l’applicazione della 194 viene garantita. «Pur nella anomalia del “caso ascolano” – spiega Marina Fiori – grazie alla collaborazione con i referenti ospedalieri assicuriamo una presa in carico della donna dall’inizio alla fine, assistendola in modo dignitoso, anche nel rispetto della sua privacy. Infatti, nonostante la convenzione sia scaduta dal 2010 e l’autorizzazione alle procedure venga confermata ogni settimana, in questi anni abbiamo sempre trovato la sponda per lavorare bene». Sono in media 5 cinque le interruzioni di gravidanza che ogni sabato si effettuano al Mazzoni, per un dato totale che, in linea con le statistiche nazionali, è in continuo calo. «Il dato marchigiano scende tra le italiane e, ultimamanente, anche tra le straniere – afferma Laura Olimpi – arrivando ad un tasso pari a cinque casi ogni mille donne in età fertile (15-49 anni) nel 2016. È cambiata, negli anni, l’età delle donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza. Se prima erano donne mature che avevano già due figli, adesso più spesso sono trentenni senza figli. Marginale il dato relativo alle minorenni».

Circa 15.000 le donne assistite dall’Aied in questi anni. Di queste, un terzo ascolane, il resto fuori provincia o fuori regione. «Siamo il punto di riferimento delle donne del resto delle Marche – aggiunge la Olimpi – e siamo felici di accogliere tutte. Ma il problema di una mancanza di assistenza generale resta. Fondamentale da conoscere e interpretare il dato relativo alle interruzioni di gravidanza nelle varie zone delle Marche, relativo alla provenienza delle donne che vi ricorrono: ad Ascoli, le ascolane sono il 42%, a Macerata le locali sono il 60%, ad Ancona e Pesaro le residenti sono l’85%. Questo vuole dire che in queste province si previlegiano le residenti, mettendo in fondo alla lista d’attesa chi proviene fuori provincia e fuori regione. Un dato inaccettabile, quasi incostituzionale, se si pensa che l’interruzione, alla pari del parto, ha tutti gli estremi per essere un’intervento da fare in urgenza. Infatti, ogni settimana di attesa in più, si traduce in un aumento dei rischi di complicanze, oltre che in una maggiore sofferenza per la donna».

L’ospedale Mazzoni (foto Vagnoni)

«La donna – aggiunge Tiziana Antonucci – deve essere presa in carico nei tempi giusti. Cosa che diventa sempre più difficile, perché a causa del depotenziamento dei consultori, spesso le certificazioni arrivano in ritardo. Siamo indietro anche rispetto alle tecniche dell’aborto chirurgico, non ad Ascoli, dove viene praticato il Karman, più efficace e meno invasivo per la donna, ma in generale». Altra questione in ballo, quella della pillola RU486 (aborto medico o farmacologico). «Inserita in Italia nel 2009 con molto ritardo – racconta Laura Olimpi – e anche con modalità diverse che dal resto d’Europa. Solo in Italia, infatti, è prescritto un ricovero minimo di tre giorni, nonostante non ci siano linea guida scientifiche che giustifichino questa scelta. A livello regionale, a Senigallia si è appena conclusa la fase sperimentazione, grazie alla quale l’assistenza alla donna prima e dopo l’assunzione della pillola viene fatta in consultorio e la donna deve andare in ospedale solo a prendere la pillola e a fare l’ecografia di controllo. Da poco la stessa sperimentazione è iniziata a San Benedetto, quidi speriamo che presto le stessa modalità si possa utilizzare anche presso il Madonna del Soccorso».


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