di Pietro Frenquellucci
«Otto anni per avere il via libera alla bonifica». Pesano come macigni le parole di Battista Faraotti, anche se pronunciate senza astio e con un leggero sorriso sulle labbra, in merito alla vicenda Restart, la società che dovrà recuperare l’area occupata dalla Sgl Carbon. «Alla fine ce l’abbiamo fatta – aggiunge l’imprenditore che con la sua Fainplast è azionista di maggioranza della società – ma c’è voluta davvero tanta pazienza.
Per anni abbiamo avuto una serie continua di No, oppure i tecnici delle istituzioni pubbliche con cui dovevamo confrontarci per il piano di bonifica non si presentavano ai tavoli di discussione. E sei mesi per sei mesi la situazione non faceva un passo avanti. I paradossi di questa lunga storia? Il primo è che della bonifica dovevano farsi carico o chi aveva inquinato o il Comune ma non è stato possibile, il secondo è che alla fine è stato proprio il nostro progetto originario ad essere approvato. Come dire che abbiamo buttato al vento otto anni. Potevamo aver iniziato tutto tanti anni fa».
Quando affronta il tema Restart e del futuro dell’area ex Carbon, Faraotti parla da imprenditore illuminato qual è da sempre. «Solo per la bonifica pensiamo ad una possibilità occupazionale per 20-30 persone a cui va aggiunto tutto l’indotto, compresi mobilità e infrastrutture. Parliamo di un investimento a carico di Restart di circa 35 milioni di euro. Un’operazione che potrebbe davvero trasformarsi in un volano di ripresa per la città e il territorio». Faraotti si ferma e fa un passo indietro e torna alle peripezie affrontate per giungere all’approvazione del progetto di bonifica dell’area: «A livello locale non si riusciva a cavare un ragno dal buco e così siamo andati all’Istituto superiore di sanità dove abbiamo trovato tre dirigenti donne davvero fortissime e la situazione si è sbloccata. Ripeto, alla fine il progetto approvato è il nostro, difficile capire se i tanti ritardi accumulati siano responsabilità della Politica. La cosa certa è che ora tutte le carte sono in regola».
Le operazioni di bonifica partiranno dopo l’estate: «A svolgere le attività – precisa Faraotti – sarà una società ad hoc, Terre Nuove, che dovrà affrontare la bonifica di una superficie di 27 ettari rimuovendo uno strato di 2,5 metri di terreno che andrà vagliato, trattato e poi rimesso a posto attraverso un’operazione complessa che prevede l’installazione di macchinari speciali che verranno collocati all’interno dell’area ex Carbon. Saranno solo due i camion al giorno movimentati per il trasporto delle sostanze derivate dalla bonifica. Il lavoro dovrebbe durare circa quattro anni. Poi l’azienda continuerà a svolgere questa attività a servizio di altre realtà.
Qui si parla di lavoro vero”. Poi l’imprenditore si toglie il classico sassolino dalla scarpa: «Abbiamo incontrato resistenze e contrapposizioni ovunque, anche da parte dei cittadini. Quando abbiamo provato a spiegare il nostro progetto, le idee di rilancio dell’area, gli obiettivi che ci prefissavamo però ci ritrovavamo da soli. Anche la politica è stata spesso indifferente. Non c’è sensibilità, se parli di calcio trovi cinquemila persone disposte a discutere, se parli di lavoro non trovi nessuno. Che speranze si possono avere? Ci tappiamo gli occhi e andiamo avanti lo stesso».
Il progetto Restart prevede che dell’area bonificata un terzo resti al privato che ha sostenuto i costi di disinquinamento, e due terzi vadano a destinazione pubblica, come parchi, aree verdi e il Polo tecnologico. «L’area al Comune la ridiamo gratis, sia chiaro – precisa Faraotti – e la città si ritroverà a propria disposizione oltre 16 ettari. Negli spazi rimanenti dovrebbero essere edificate delle abitazioni. Voglio precisare però che se si decidesse ad esempio di realizzare una scuola, allora le volumetrie per le case verrebbero ridotte. La città ha bisogno di nuove strutture pubbliche e lì si possono realizzare. Più soldi troviamo e meno costruiamo. Per quanto mi riguarda, anche se non ci guadagniamo un euro sono soddisfatto lo stesso. Sono convinto che sia importante fare qualcosa di positivo per la propria terra».
Uno dei punti di forza del progetto Restart è il Polo tecnologico, una struttura che dovrebbe svolgere attività di ricerca e creare start up innovative. «Dopo il mio ingresso in Restart dove sono stato chiamato per dare concretezza, idee e risorse all’iniziativa – ricorda Faraotti – arrivò la Fondazione Carisap che chiese e ottenne la delega per il Polo tecnologico e un delegato in Cda proprio per questo scopo. Le cose andarono avanti così per qualche anno, poi verso la fine del mandato del presidente Marini Marini la Fondazione ridusse gradualmente il proprio impegno.
Ora il Polo sta andando avanti con nostre risorse e ha dato vita a start up anche di successo. Ho messo a disposizione delle iniziative il capannone ex Haemonetics, ma sono convinto che c’è il tempo perché la Fondazione ripensi la sua scelta. Lo dico nell’interesse della città, non ci servono i soldi ma qualcuno che si faccia carico di questa parte del progetto Restart». Intanto anche l’imprenditore italo canadese Francesco Bellini, patron dell’Ascoli Picchio, è entrato in società acquisendo delle quote ed ha un proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione.
(2 – Continua)
Battista Faraotti si confessa: «Imprenditore sin dalla scuola Fare impresa? Visione e rischio»
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