Almeno dieci segnalazioni arrivate in questura, tutte da donne di età compresa tra i 30 e 40 anni, con due cose in comune (almeno secondo la loro versione): la frequentazione di Claudio Pinti e la trasmissione del virus dell’Hiv. Da quando il 35enne è finito in carcere con l’accusa di lesioni gravissime per aver contagiato volontariamente la sua ex fidanzata, sono almeno dieci le donne che hanno chiamato gli investigatori della Squadra Mobile per segnalare Pinti come loro ex partner. Sono tutte persone che si sono messe in contatto con gli uffici di via Gervasoni dopo aver eseguito analisi approfondite per constatare la presenza nel sangue del virus contratto dall’ex autotrasportatore almeno dieci anni fa. Gli approfondimenti avrebbero dato esito positivo, tanto da spingere le presunte vittime del 35enne a parlare con gli inquirenti. Ancora, però, nessuna delle contagiate ha sporto denuncia. Sono due quelle che pendono su Pinti: una l’ha sporta l’ex fidanzata, dando di fatto via alle indagini coordinate dai pm Irene Bilotta e Marco Pucilli. L’altra è legata a un esposto presentato in procura dalla famiglia dell’ex convivente di Pinti, una 32enne morta nel giugno 2017 per una patologia connessa all’Hiv. Oltre alle lesioni gravissime, la magistratura ipotizza per il 35enne il reato di omicidio volontario in riferimento alla morte dell’ex compagna. Pinti potrebbe presto uscire dal carcere. Stando a quanto trapelato, le analisi del sangue a cui è stato sottoposto appena arrivato a Montacuto avrebbero riferito una stato di salute incompatibile con il carcere. La documentazione medica, però, deve ancora arrivare nelle mani dell’avvocato. Prerogativa per poter presentare un’istanza di scarcerazione.
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