di Franco De Marco
Giulietta Capocasa, direttore dell’Area Vasta 5, continua a non rispondere e la Consulta comunale per la sanità continua ad essere bloccata. La denuncia viene di nuovo dal presidente Giacomo Manni (M5S), dal vice presidente Umberto Trenta (Forza Italia) e dall’altro consigliere comunale Monica Acciarri (gruppo autonomo). La loro buona volontà, per analizzare e proporre in un settore difficile come la sanità, è stata fino ad ora frustrata.
Un inedito ed eterogeneo fronte molto agguerrito che sul tema sanità è deciso ad una battaglia molto dura. Hanno scritto (3 luglio), sollecitato e riscritto, per avere dati ufficiali su ospedale unico, liste di attesa, mobilità, reparti, personale, eccetera. Il tutto per verificare criticità e avanzare proposte attraverso un tavolo con altri soggetti coinvolti. Ma la Capocasa, neo prorogata fino a settembre (dopo non si sa), si è limitata a indicare come sua delegata la dottoressa Giovanna Picciotti . «Risposta che stona. – fa notare Manni- Il nostro è un organismo operativo ma anche politico. Vogliano il confronto con una figura politica dell’Area vasta e non con un operatore». Trenta ci mette il carico da 11: «Non rispondere alla nostra richiesta di incontro può configurare l’omissione di atti d’ufficio. Vedremo». E aggiunge: «Ho proposto, chiederò, chiederemo, istituzionalmente, una commissione d’inchiesta ministeriale, una visita ispettiva. Ci sono documenti, arrivati casualmente alla nostra consulta, che attestano con certezza lo stato preoccupante della sanità nell’Area vasta 5. Ci sono primari impauriti che hanno una manifesta difficoltà ad esercitare la missione della professione medica stante la situazione. Sono costretti ad andare in sala operatoria senza avere medici a disposizione per il reparto. Rischiano la denuncia in qualsiasi momento». Poi l’ospedale unico di vallata: «Ci sono due strutture ospedaliere obsolete. – continua Trenta a valanga, come nel suo stile- Io faccio una domanda precisa alla Capocasa: sono a norma sì o no? Me lo deve dire per iscritto. Se sono a norma dobbiamo prendere una strada. Altrimenti, necessariamente, un’altra. L’algoritmo? Per me è un… ritmo sudamericano. Per il nuovo ospedale non si può non tener conto del bacino che vede quattro province contigue: Teramo, Ascoli, Rieti e Perugia».
Acciarri punta il dito contro il depotenziamento dei direttori di Area vasta voluto dalla Giunta regionale. «A cosa serviranno queste figure – fa notare – se il potere decisionale, giuridicamente riconosciuto, è tutto nelle mani del direttore generale dell’Asur? Sarebbe uno spreco di denaro pubblico se le loro funzioni fossero equiparate a quelle del direttore amministrativo o del direttore sanitario». «Sulle liste di attesa -continua- siamo all’anno zero. Dove stanno le Case della salute?». Poi: «Il piano sanitario regionale è scaduto nel 2014 e, in base a quello, Ascoli dovrebbe avere l’Azienda ospedaliera. Del nuovo piano sanitario nessuna notizia. Siamo all’anno zero su ciò che esiste e siamo all’anno zero anche sul possibile cambiamento di rotta. Ma non se ne sa nulla. Il nuovo ospedale unico? Non conosciamo l’obiettivo dell’algoritmo. Non abbiamo dati. Sole le slides. Non siamo in grado di dare indicazioni. Ci siamo chiesti se in un territorio come questo, martoriato dal terremoto, sia più utile che l’ospedale Mazzoni di Ascoli, con appena 50 milioni, venga messo completamente a norma mentre a San Benedetto, dove la struttura è veramente obsoleta, con la coniugazione delle due cifre, sia più opportuno realizzare una nuova emergenza-urgenza forte all’uscita di uno dei due caselli autostradali valorizzando per gli altri servizi il Mazzoni». «Noi non diciamo no o sì a priori a nulla. -insiste Manni- Ma prima vogliamo conoscere i dati reali della nostra sanità. Anche la più piccola azienda, quando fa un investimento, ragiona su un business plan confrontando costi e benefici».
Ma Capocasa, almeno sino a ieri, non ha risposto agli inviti della Consulta. Forse perché ritiene di dover riconoscere come interlocutore istituzionale solo la Conferenza dei sindaci che si riunisce domani per parlare di ospedale unico? Chissà. Di certo l’atteggiamento del direttore appare ai consiglieri comunale e all’istituzione Comune come uno sgarbo. Manni, Trenta e Acciarri sono non poco irritati per questo atteggiamento. E non risparmiano accuse alla sanità locale in particolare per quanto riguarda le liste di attesa. «Bisogna aspettare un anno per un esame. E lo abbiamo provato. -afferma Manni- Rispetto al 2013, quando sono state istituire le Aree vaste, i servizi sono migliorati? No. Peggiorati». Durissimo Trenta: «La Capocasa è giunta al termine del suo percorso con una sanità regionale disattenta e complice. Non ci risponde? Vuol dire che ci recheremo noi da lei l’auto di servizio. Lo sapete che tra poco non si nascerà più ad Ascoli e che Neonatologia funzionerà solo a San Benedetto?». Rispetto quest’ultimo allarme c’è però da ricordare che i vertici sanitari e politici della Regione hanno sempre smentito e rassicurato. Domani round forse decisivo per l’ospedale unico nella Conferenza dei sindaci. Auguriamoci finalmente una posizione chiara.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati