Seduti a tavola con tutte le attenzioni che meritano gli ospiti d’eccezione, all’inizio un po’ sorpresi per lo scambio di ruoli, con gli operatori e i responsabili del progetto a vestire le loro divise per servirli, tra portate e sorrisi. Ma poi piacevolmente rilassati, a godersi l’allegria di un pranzo, alla seconda edizione, che alla Locanda del Terzo Settore è diventato un appuntamento fisso molto significativo.
Si è ripetuto registrando una forte partecipazione, con più di cinquanta persone intervenute, il pranzo sociale per l’avvio delle vacanze dedicato agli ospiti del centro diurno di Pagliare, ai loro familiari e ai ragazzi con disabilità che a “Centimetro Zero” lavorano da due anni svolgendo diverse mansioni, dai camerieri agli aiuto cuochi, agli addetti alla coltivazione degli ortaggi, a seconda del grado di preparazione, della predisposizione e delle capacità. Presenti anche gli “Amici Disparati”, associazione di promozione sociale per famiglie con ragazzi portatori di disabilità.
Al progetto, che coniuga cucina di qualità, prezzi contenuti e impegno sociale, collaborano 18 ragazzi, 14 maschi e 4 femmine, età media 23 anni, lavorando a turni di cinque ore al giorno, per tre giorni a settimana. E lanciando dalla media valle del Tronto a livello nazionale il messaggio che con la disabilità si può venire a patti. E che è possibile costruire un futuro dignitoso anche per chi, diversamente, sarebbe destinato a restare chiuso in casa senza alcuna prospettiva.
«Quello con il pranzo sociale per gli ospiti del centro diurno è sempre un appuntamento emozionante – spiega Roberta D’Emidio, responsabile del progetto sociale – perché nel saluto prima delle vacanze estive c’è tutto l’impegno che i genitori e gli operatori mettono nell’assistere e accompagnare in questo complesso percorso di vita le persone disabili, giovani e adulte.
La disabilità non va in vacanza e la pausa estiva dei centri diurni rappresenta per le famiglie un carico in più da affrontare nel periodo in cui tutte le altre persone hanno l’occasione di riposare. E’ anche pensando a loro che affrontiamo con sempre maggiore entusiasmo il nostro progetto di Locanda sociale: per offrire ai ragazzi e ai loro familiari la possibilità di avere una vita più dignitosa».
«Abitualmente – racconta Emidio Mandozzi, responsabile della Locanda sociale realizzata insieme alla Fondazione Carisap – siamo tutti impegnati nella gestione del ristorante ma in occasione del pranzo sociale, sedere a tavola senza la possibilità di apparecchiare, sparecchiare e servire le portate, per molti ragazzi è stata dura! Li guardavo e vedevo la voglia di alzarsi e riprendere le attività che ormai da 2 anni svolgono quasi quotidianamente. Alcuni di loro proprio non ce l’hanno fatta e alla fine del pranzo si sono messi a sparecchiare le tavole: “Noi lavoriamo qui!” hanno risposto a chi gli consigliava di sedersi e continuare a godersi la festa. Queste per noi vuol dire tanto: significa che il lavoro alla Locanda non è solo un’occupazione, ma molto di più».
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