di Maria Nerina Galiè
Le chiesette rurali e dei borghi storici sono luogo di culto per i pochissimi residenti rimasti, ma anche meta di pellegrinaggio per coloro che anni fa hanno lasciato il “paesello” per la grande città e d’estate amano tornare nella terra d’origine ed animare le feste patronali. Il terremoto ha reso inagibili molti di questi edifici, alcuni tra l’altro molto antichi, che però continuano a custodire i ricordi di tanti momenti di aggregazione di comunità, che rischiano adesso di disperdersi, e di vecchie tradizioni che non per un po’ non si potranno rinnovare. Testimoniano di una routine quotidiana che gli anziani del posto non vorrebbero tradire voltando così le spalle ai punti di riferimento di una vita intera consumata con orgoglio e sacrifici. Belle chiese, che troneggiano sulle piazze nelle quali convergono tutti i viottoli del borgo, o sul cucuzzolo della collina più panoramica della frazione. Opere d’arte architettonica, catalogate anche dal Ministero dei Beni Culturali (Mibact) ed elencate nelle ordinanze 23 e 32 del 2017 del commissario straordinario per la ricostruzione che le riconosce “fondamentali per l’esercizio del culto che, laddove precluso, produce un ulteriore aggravamento delle condizioni di vita delle popolazioni colpite, anche in ragione del particolare significato e del riferimento identitario che molti degli edifici in questione rivestono nel tessuto sociale delle comunità locali”. E ritiene che “per le motivazioni suesposte, la celere riapertura di un luogo di culto concorre ad agevolare l’avvio degli interventi di ricostruzione, contribuendo al riconsolidamento dell’aggregato sociale e del tessuto di comunità in tempi rapidi”.
E infatti alcune di queste chiese saranno presto ristrutturate. Sei le chiese della Diocesi di Fermo (che comprende zone delle province di Ascoli, Fermo e Macerata) inserite nell’ordinanza 32 per un importo finanziabile di 1.846.000 euro contro 1.918.180,25 euro di richieste pervenute. Di conseguenza, l’eccedenza tra la somma concedibile e quella disponibile è stata ripartita in percentuale su ciascuna opera.
Tra esse la chiesa di San Giovanni Battista di Illice, frazione di Comunanza, per la quale l’Ufficio speciale per la ricostruzione ha autorizzato l’intervento 279.815,32 e la concessione di un contributo pari a 269.284,59 (con 10.530,73 di accollo da parte del beneficiario) con ordinanza numero 1501 del 27 luglio 2018. Tanti i danni del terremoto, come nelle facciate ma anche all’interno in “corrispondenza delle cappelline laterali dove si nota un distaccamento della parete frontale dalle pareti laterali ed un crollo all’interno della nicchia. Lesioni presenti anche nella zona dell’abside”, si legge nella relazione tecnica.
Sono 285.273,29 euro quelli messi a disposizione per la chiesa dei Santi Ruffino e Vitale di Amandola, con ordinanza numero 1475 del 25 luglio scorso per il ripristino di danni gravi tra cui il ribaltamento della facciata e dell’abside. Per tutti i lavori necessari ne occorreranno 296.429,49 di cui 11.156,20 a carico della proprietà.
Il 18 luglio con ordinanza 1410 è stato autorizzato il restauro della chiesa di San Michele Arcangelo di Montefortino e concessi 363.686,45 euro a fronte di una richiesta di 377.908,89 (14.222,44 in meno). Danneggiate le murature verticali, gli archi e le volte in camorcanna, intonachi e stucchi.
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