di Bruno Ferretti
Non aveva la bacchetta magica di Mago Merlino ma un formidabile intuito e una intelligenza calcistica. Qualità che tutti gli riconoscevano e che ancora oggi, dopo oltre 40 anni, gli riconoscono. Parliamo di Costantino Rozzi, il presidentissimo dell’Ascoli, scomparso 24 anni fa (18 dicembre 1994). Un ricordo memorabile, non solo e non tanto per aver tenuto l’Ascoli ai massimi livelli del calcio italiano per un quarto di secolo, ma per certe intuizioni che dopo tanto tempo si sono rivelate straordinariamente attuali. Ed esatte. Costantino fece la fortuna di non poche trasmissioni televisive che lo invitavano spesso come ospite, prima fra tutte “Il processo del lunedì” condotta dal giornalista Aldo Biscardi. Rozzi piaceva a tutti perchè aveva una dote importante e sempre più rara: diceva sempre quello che pensava, anche se certe sue affermazioni si scontravano con quelle di altri. Fosse pure il Papa, con tutto il rispetto.
«Se si continua così, il calcio farà una brutta fine. Fra dieci, venti anni – disse una volta – sarà impossibile mantenere le società in Serie A o B. Solo poche società potranno concedersi questo lusso, quelle più ricche. Gli stipendi di allenatori e calciatori sono troppo alti, i costi di gestione ancora di più. Mentre calano gli incassi e gli introiti degli sponsor, ma nessuno se ne accorge. Dobbiamo darci tutti insieme una regolata, a cominciare dai grandi club».
Così non è stato, e il calcio italiano sta rotolando – a tutti i livelli – verso una crisi senza ritorno. Un altro cavallo di battaglia (vincente) di Costantino Rozzi, calzini rossi e cervello fine, erano gli stranieri. «Portare tutti questi soldi all’estero è un grave errore. Un tempo – ripeteva – le piccole squadre italiane come il nostro Ascoli, Como, Avellino, Catanzaro, altre e un po’ tutte quelle di B, quando avevano un ottimo calciatore, lo cedevano a quelle di serie A. E da queste operazioni le società italiane minori riuscivano ad incassare somme importanti per mantenersi». L’Ascoli in quegli anni cedette giocatori come Pasinato, Mandorlini, Scanziani, Moro, Torrisi, Trevisanello e tanti altri, incassando cifre importanti con le quali riusciva a mantenersi in serie A. Ma la graduale invasione dei calciatori stranieri da parte dei grandi club come Juve, Inter, Milan, Roma e Napoli gli rovinò il mercato. «I veri campioni sono pochi e ci ritroveremo nelle nostre squadre calciatori stranieri di modesto livello ma che costeranno cifre impossibili per noi» tuonò Rozzi durante un “Processo del lunedì”.
«Non è colpa nostra se l’Ascoli o altre società non hanno la possibilità di sostenere certe spese – intervenne Adriano Galliani, direttore generale del Milan, con tono quasi offensivo – chi non ha la possibilità di giocare in serie A, vada in B o in un’altra categoria inferiore». Altrettanto pungente la replica di Rozzi: «Hai ragione. Così senza squadre come l’Ascoli e altre del nostro livello potrete finalmente disputare un campionato fra di voi, con sei o sette squadre». Galliani rimase contrariato dalla simpatica frecciata di Rozzi, mentre il conduttore Biscardi e gli altri ospiti si misero a ridere.
Costantino non aveva la bacchetta magica di Mago Merlino ma aveva capito, con largo anticipo, e formidabile intuito, quello che sarebbe successo nel calcio italiano 30-40 anni dopo.
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