di Andrea Ferretti
Se l’artigiano incaricato dal Comune di preparare la targa di travertino non si fosse addormentato (manca la “P” di Partigiano e la parola assume dunque un altro significato), la cerimonia sarebbe stata perfetta. Nella mattinata in cui il giardino di Piazza Immacolata è stato intitolato a William Scalabroni, è questo l’unico neo al quale si può comunque porre rimedio nel giro di poche ore. Ad aggiungere provvisoriamente la “P” hanno provveduto i suoi vecchi amici dell’Anpi che si sono armati di un pennarello. Per fortuna, invece, si legge bene “difensore del bene comune”. Ovvero come tutti lo ricordano e lo ricorderanno per sempre. Persona semplice e affabile, quando se n’è andato era l’ultimo di quei ragazzi del ’43 scampati alle atrocità messe in atto dai nazisti spalleggiati da delinquenti fascisti che indicarono agli amici tedeschi sentieri da percorrere e luoghi da raggiungere verso Colle San Marco e montagne circostanti. William era tra i più giovani di quella folta pattuglia di gente comune guidata dal comandante partigiano Spartaco Perini. Non a caso lui è stato come un secondo padre per Pietro Perini, figlio di Spartaco e oggi presidente dell’Anpi provinciale (Scalabroni era quello onorario), il quale ha ricordato William con parole semplici ma la stessa intensità e commozione del giorno del funerale. L’ultimo saluto a Scalabroni (morto il 24 febbraio 2018 all’ospedale di Ancona dopo giorni di agonia in seguito a un investimento di cui rimase vittima in una strada del quartiere di Porta Maggiore) avvenne nelle chiesa di Santa Maria Goretti. Lì a pochi metri dal giardino che, da oggi, reca il suo nome.
Presenti più o meno le stesse persone di quel triste giorno: la moglie Luciana che si è commossa al momento dello scoprimento della targa, le figlie, i generi, i nipoti, un nugolo di amici di tutte le età, ma anche autorità civili e militari. Con la fascia tricolore il sindaco Guido Castelli, con quella azzurra della Provincia il consigliere Antonio Capriotti, il vice prefetto vicario Anna Gargiulo, il comandante del 235° Reggimento Piceno, rappresentanti di Polizia, Carabinieri e delle associazioni combattentistiche e d’arma. Immancabile il gonfalone dell’Associazione partigiani e tanta gente con il fazzolettone tricolore dell’Anpi. Tra di loro anche la figlia di Francesco Ciotti. Un nome che per molti oggi è solo una via, ma che invece è quello di un giovane di 29 anni che, sposato e padre di una bambina di 4 anni, nel giugno del 1944 venne ucciso in un vile (non poteva essere altrimenti) agguato organizzato da un manipolo di fascisti lungo la strada (che oggi porta il suo nome) che percorreva per spostarsi dalla sua Venagrande ad Ascoli.
Presenti all’inaugurazione anche gli studenti della classe 2^A della media Luciani che hanno letto alcuni pensieri sulla Resistenza, sui partigiani e sullo stesso Scalabroni. A lui – amante della montagna e prezioso collboratore del Cai – Italia Nostra aveva già intitolato la propria sezione di Ascoli. In occasione dell’ultimo 25 Aprile, il sindaco Castelli aveva annunciato che una via di Ascoli sarebbe stata intitolata a William Scalabroni. La scelta è poi caduta su questo giardino: meglio così che non una strada chissà dove. E, comunque, è sempre meglio ricordare degnamente questi “figli di Ascoli” che non intitolare vie della città – come è spesso avvenuto – a pioggia, grandine, tuono e via dicendo. Chissà perchè a qualcuno sono venute in testa simili genialate.
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