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Gli operai della Whirlpool al lavoro
con il pensiero all’incontro romano

COMUNANZA - Non è un giorno qualunque per gli addetti al sito piceno della multinazionale americana che produce elettrodomestici. Ad ottobre produzione in crescita grazie ad uno stop del sito polacco
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Gli operai di Comunanza

di Maria Nerina Galiè

Oggi, 3 ottobre, si lavora come un giorno qualunque nello stabilimento Whirlpool di Comunanza. Anche se un giorno qualunque non è. In queste ore a Roma, nella sede del Ministero dello sviluppo economico, è in corso il tavolo nazionale intorno al quale si sta discutendo della vertenza in atto nei sei siti produttivi italiani della multinazionale degli elettrodomestici. Nel frattempo, a Comunanza, mani ormai esperte corrono veloci tra le componenti della lavatrice Aqualtis, che potrebbe essere data allo stabilimento di Napoli se resterà invariato il piano industriale 2019-2021. Non si risparmiano i lavoratori, 131 dei quali potrebbero andare a casa da gennaio prossimo. Anzi, sono contenti perché a ottobre i 10 giorni mensili di fermo saranno ridotti a 5: c’è stato un problema nello stabilimento polacco e le lavasciuga da incasso sono state temporaneamente affidate alle maestranze locali. Le stesse che i vertici aziendali hanno sempre considerato affidabili e preparate, le sole in grado di fare la prototipia del top di gamma. Tutto scorre in modo apparentemente normale il 3 ottobre. Anche se i sospiri e le occhiate che si scambiano tra dipendenti sono più esplicite dell’inevitabile domanda che si rimpallano già da ieri nei pochi minuti di pausa. Come andrà a finire a Roma? La loro più grande preoccupazione è che venga riconfermato il piano per il prossimo triennio. Troppo penalizzante per Comunanza. Confidano concretamente in un’apertura da parte dell’azienda. Sperano, ma senza volerci credere troppo, nella firma di un accordo che faccia guardare al futuro con ottimismo. Temono invece che dalla capitale torneranno soltanto i sei mesi, forse un anno, di ammortizzatori sociali. Un contentino per gli operai “terremotati” che saranno così di nuovo lasciati nel limbo in cui vivono da anni. Un prolungamento dell’attesa, forse vana, che si delineino nuovi scenari. Non anelano a favoritismi o a suscitare sterili pietismi i lavoratori piceni e fermani dello stabilimento Whirlpool di Comunanza. Vogliono lavorare, perché è quello che hanno fatto per anni e con soddisfazione, facendo crescere lo stabilimento e l’economia del territorio che su di esso poggia.
Spetta ora alle Rsu, accompagnate dalle segreterie provinciali, al sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni, in rappresentanza dei 22 colleghi che lo hanno accompagnato a Roma, e ad un rappresentante della Regione Marche (probabilmente lo stesso governatore Luca Cerisicoli o Manuela Bora, assessore allo sviluppo economico) difendere posti di lavoro e volumi produttivi davanti ai vertici dell’azienda Davide Castiglioni ed al ministro Luigi Di Maio. Non ci sarà invece il vescovo di Ascoli Piceno monsignor Giovanni D’Ercole, per un contrattempo dell’ultimo momento. Nel dare la comunicazione ha però anticipato che invierà un documento a supporto della causa insieme ai vescovi di Fermo e San Benedetto del Tronto.

Vertenza Whirlpool, anche il vescovo a Roma per l’incontro al Ministero


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