Occupazione nelle Marche, c’è poco da festeggiare. Almeno per la Cgil regionale che invita il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, ad usare toni meno trionfalistici per commentare i dati sul mercato del lavoro nel terzo trimestre del 2018, resi noti dall’Istat, ed a fare un’analisi più approfondita. Perché se è vero che la disoccupazione è in calo, per il sindacato marchigiano è altrettanto vero che diminuisce la qualità del lavoro, sempre più precario, ed il salario medio dei marchigiani, più basso della media nazionale.
«È indubbio che ci sia stato un aumento del numero delle assunzioni e dell’occupazione complessiva, come abbiamo più volte evidenziato − fanno sapere dalla Cgil −, così come è innegabile il calo della disoccupazione. Tuttavia, è altrettanto evidente il peggioramento della qualità del lavoro, sempre più precario e di breve durata. Ciò trova conferma nell’analisi dei dati del rapporto Inps sulla precarietà che evidenzia come le Marche siano la terza regione nella classifica della precarietà dei contratti attivati, come più volte abbiamo sottolineato. Esiste, poi, il problema dei bassi salari − aggiunge il sindacato −: anche in questo caso, i dati Inps sulle retribuzioni dei dipendenti ci dicono che, nelle Marche, la retribuzione media annuale si attesta ai 19.422 euro, ben 2mila euro sotto la media nazionale. Secondo l’indagine sull’economia delle Marche presentata dalla Banca d’Italia, emerge che le aziende esaminate sono tornate ad avere una redditività ai livelli pre-crisi, ma questa non si è trasformata né in maggiore occupazione né in maggiori salari e investimenti. In un quadro in cui la ricchezza prodotta non si trasforma in fattori di crescita e di sviluppo si pregiudica il futuro di questa regione». La segretaria generale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, avverte: «Attenzione, allora, ad esaltare il modello produttivo marchigiano che invece, proprio su questi aspetti, sconta ritardi e difficoltà. Tutto ciò meriterebbe riflessioni approfondite e proposte coraggiose. È necessario, per la Cgil, affrontare i numerosi problemi cercando innanzitutto di non negarli». Ha aggiunto Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche: «Va ricordato che, nel nuovo settennato di programmazione, l’Unione Europea ha declassato le Marche da regione sviluppata a regione in transizione: anche questo non è certo un elemento trascurabile, che conferma il bisogno di aprire un’analisi profonda sullo stato economico e sociale della nostra regione».
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