di Andrea Ferretti
Quindici persone arrestate, cinque stanno in carcere e dieci ai domiciliari. Una misura, quest’ultima, che al momento li tiene al sicuro anche se nei mesi precedenti (perfino durante l’operazione) è anche accaduto che chi si trovava ai domiciliar continuava nell’attività criminosa. Si conclude con un bel successo l’Operazione Kuga dei Carabinieri del comando provinciale di Ascoli che hanno sgominato la banda specializzata in furti d’auto. Quella che da oltre un anno era diventata un incubo sulla costa adriatica, in particolare la riviera picena da Cupra a Porto d’Ascoli. Assicurati alla giustizia 14 italiani della provincia di Foggia (quasi tutti di Cerignola) e un rumeno che però da tanti anni vive a Cerignola. Le indagini dei Carabinieri, rapide come il modus operandi dei malviventi, sono state agevolate dalla Procura della Repubblica di Ascoli, coordinate dal procuratore capo Umberto Monti. E’ stato un lavoro di squadra, come un lavoro di squadra era quello della banda, specializzata e tecnologicamente preparata, i cui componenti dormivano di giorno e operavano di notte puntando, anche più volte alla settimana, sulla costa adriatica. Colpivano sempre tra le 2 e le 4 di notte, poi tornavano in Puglia e in meno di 24 ore le auto venivano smontate e i pezzi rivenduti – come appurato dai militari dell’Arma – sul mercato italiano.
LA SODDISFAZIONE – «Si tratta di un fenomeno fastidioso e sono davvero contento di ciò che siamo riusciti a fare, con la collaborazione dei cittadini e dei colleghi delle varie Stazioni interessate e dei comandi provinciali di altre città, in particolare Foggia». Lo dice il tenente colonnello Ciro Niglio, comandante provinciale dei Carabinieri di Ascoli che racconta l’Operazione Kuga affiancato dal maggiore Pompeo Quagliozzi comandante del nucleo investigativo e dal capitano Marco Vanni comandante della Compagnia di San Benedetto, da cui dipendono le Stazioni che hanno contribuito alla buona riuscita delle indagini. Sono quelle di Porto d’Ascoli, Grottammare, Cupra Marittima, Monteprandone e Monsampolo del Tronto, con alcuni dei loro comandanti presenti nell’occasione. «Questa estate abbiamo registrato, come confermato anche nel corso della riunione del comitato provinciale per l’ordine pubblico (tenutosi per volere della Prefettura poche ore prima proprio a San Benedetto, ndr), un calo dei reati predatori. Questo anche perchè l’indagine era in corso e alcuni elementi erano già stato arrestati. Ma abbiamo voluto attendere di mettere le mani sull’intera organizzazione. In effetti – aggiunge Niglio – i furti d’auto sulla riviera cominciavano a essere davvero tanti. In questi casi è determinante la collaborazione dei cittadini. Quando viene rubata un’auto, infatti, è fondamentale che il proprietario denunci subito il furto, altrimenti nel giro di poche ore l’auto viene smontata e i pezzi rivenduti. La soddisfazione è che il reato contestato non è furto aggravato e continuato, ma si tratta di associazione a delinquere. Abbiamo lavorato soprattutto di notte seguendo queste persone, autentici professionisti, che colpivano in cinque regioni: dall’Emilia Romagna alla Puglia passando per Marche, Abruzzo e Molise».
I PARTICOLARI – Le auto prese di mira erano Ford, Peugeot, Renault e Citroen. La tecnica dei furti sempre la stessa. Nessuna forzatura, e quindi danni a vetri o sportelli. Come facevano? Semplice (per ladri come loro): collegavano una centralina esterna, dello stesso modello di auto, e a quel punto la vettura era aperta e funzionante. Un gioco da ragazzi (per ladri come loro), che permetteva alla banda di compiere anche due o tre furti a notte e tornare in Puglia con le auto rubate in meno di due ore. Il viaggio di andata avveniva sulla A14, tutti a bordo di un’auto “pulita” presa a noleggio. Al ritorno, l’auto “pulita” faceva da battistrada e, dietro, quelle rubate e pronte per essere smontate al loro arrivo. «Hanno colpito da Rimini a Taranto – spiega il maggiore Quagliozzi – abbiamo scoperto circa sessanta furti, il 50 per cento dei quali avvenuti nella nostra riviera. Ma c’è stata anche una decina di tentativi, e questi ci sono stati molto utili perchè, grazie ai colleghi del Ris di Roma, siamo risaliti a tracce che ci hanno portato a pregiudicati per reati specifici, cioè furti di auto. Abbiamo anche intercettato delle telefonate, parlavano in codice e le auto erano delle “pizze” che cambiavano tipologia a seconda del tipo di vettura in questione. L’organizzazione che abbiamo sgominato aveva dei mandanti ai quali, dopo i furti, venivano effettuati resoconti. Uno degli arrestati, che si trovava ai domiciliari a Cerignola, è stato sorpreso durante un tentativo di furto a Roseto degli Abruzzi. E’ fuggito ma l’abbiamo arrestato a Lanciano. Dopo la convalida in Tribunale si è addirittura fatto riaccompagnare a Roseto dove aveva lasciato l’auto, nel frattempo sequestrata. Un altro, invece, si trovava ai domiliari sempre a Cerignola, ma di notte usciva e andava a rubare le auto a Taranto così faceva prima per tornare a casa. Episodi che dimostrano la sicurezza e la sfrontatezza di questi soggetti”
NESSUN BASISTA – Non c’è un basista in zona. La banda non ne aveva bisogno, agiva autonomamente. Il “gruppo di lavoro” si muoveva a bordo di un’auto alla ricerca di quella da rubare. Lasciavano la A14 ai caselli di San Benedetto o Grottammare e puntavano auto seminuove, comunque in buono stato. Le località della costa erano le preferite, questa non è una novità, perchè non mancano vie di fuga facili da raggiungere e percorrere rispetto a una qualunque località dell’entroterra. Le auto recuperate ancora intere sono state quattro. Agli altri proprietari verrà restituito al massimo qualche pezzo di motore o di carrozzeria visto che i mezzi venivano smembrati e poi rivenduti a termpo record. L’impressionante serie di furti ha procurato danni per centinaia di mgiliaia di euro.
GLI ARRESTATI – Nel corso dell’operazione soni stati eseguiti 15 perquisizioni e impiegati sessanta carabinieri, compreso un elicoterro del Nucleo di Pescara. Dei quindici componenti della banda, cinque si trovano dietro le sbarre: il più vecchio ha 27 anni, il più giovane 22. Gli altri hanno 23, 24 e 25 anni. Dieci sono invece stati posti ai domiciliari. Di questi, il più vecchio ha 50 anni e il più giovane 19. Gli altri otto hanno 44, 43, 32, 31, 29, 23, 22 e 21 anni. Insomma, proprio un assortimento completo.
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