di Maria Nerina Galiè
Si torna a Roma il 25 ottobre, alle 10, per discutere delle sorti dei 135 dipendenti dello stabilimento Whirlpool di Comunanza, 800 gli esuberi in tutti i siti italiani contrassegnati dal brand americano degli elettrodomestici. Manca ancora la convocazione ufficiale, ma la data stabilita dal Ministro per lo sviluppo economico Luigi di Maio sta girando veloce tra lavoratori e sindacalisti che, seppure l’attendevano, sono rimasti perplessi. Perché manca un tassello rispetto alle indicazioni chiaramente espresse dal vicepremier nel rinviare la discussione, lo scorso 3 ottobre. A conclusione dell’ultimo tavolo nazionale infatti aveva dato appuntamento ai convenuti per metà mese, con un nuovo piano industriale per il 2019-2021 che l’azienda avrebbe dovuto predisporre, ma dopo essersi confrontata con le organizzazioni sindacali al fine di “aggiustare” gli aspetti non condivisibili. Al momento però non c’è stato alcun contatto tra i vertici della Whirlpool e i rappresentanti dei lavoratori. «Nessun tavolo territoriale», confermano le Rsu del plant di Comunanza ed anche i loro segretari provinciali. Che ci sia stato a livello nazionale? Qualcuno assicura di no, altri non ci metterebbero la mano sul fuoco. Anche Alessandro Magnoni, direttore della comunicazione e relazioni governative di Whirlpool Emea, dopo la riunione al Mise del 3 ottobre, aveva dichiarato l’impegno, a quanto pare disatteso fino ad ora, di promuovere «incontri con i rappresentanti sindacali sia nazionali che territoriali».
Il sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni, in prima linea a difesa del locale stabilimento fin dai primi segnali di “allarme crisi”, il 3 ottobre era al Mise. Appena saputo della nuova chiamata, ha subito richiesto l’accredito per presenziare anche stavolta, affiancato con tutta probabilità dai parlamentari locali che tanto si sono dati da fare per la causa. Nemmeno lui sa cosa aspettarsi a Roma, il 25 ottobre. “Se l’azienda proporrà lo stesso piano – ha detto – pregiudicherà la proroga degli ammortizzatori sociali. Se ne avrà uno nuovo ma non concordato, questo sarà oggetto di una trattativa che potrebbe rivelarsi lunga e non decisiva”.
Il ministro Di Maio, al tavolo nazionale, aveva annunciato: «Il Governo non ha nessun problema a garantire la continuità degli ammortizzatori sociali per il 2019 ed il 2020». Due le condizioni poste sul piatto: la cancellazione degli esuberi ed il rientro della produzione estera, bocciando esplicitamente le strategie aziendali per il prossimo triennio, penalizzanti in modo inaccettabile soprattutto per alcuni stabilimenti. Comunanza è tra questi con 135 esuberi che dovrebbero diventare 99 nel 2021, il trasferimento della produzione della lavatrice top di gamma a Napoli ed il concreto rischio di un calo dei volumi che già adesso è ben al di sotto del break even point. Anche Napoli non se la passa tanto bene con le nuove previsioni. Sono 160 i lavoratori “di troppo”, destinati però a ridursi a 56 fra tre anni, facendo evidentemente affidamento sulle lavatrici tolte a Comunanza.
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