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Comunali, la sfida di Agostini (Pd):
«Servono vere liste civiche
per far uscire Ascoli dall’isolamento»

INTERVISTA - L'ex deputato analizza il voto delle Provinciali: «Fabiani ha vinto grazie alla sua offerta politica: aggredire i problemi, risolverli con il consenso di tutte le comunità non sfidando il territorio e i singoli comuni che hanno la sola pecca di essere più piccoli come ha fatto in questi anni il sindaco Castelli»
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Luciano Agostini (foto Vagnoni)

di Renato Pierantozzi

«Le elezioni provinciali sono state un esempio di come centro sinistra dovrà procedere nei prossimi mesi le scadenze amministrative a partire dal capoluogo». E’ l’analisi del voto fatta dall’ex deputato Lucani Agostini (Pd) che commenta così la vittoria di Sergio Fabiani in Provincia.

Agostini, come si traduce nel concreto quello che propone?

«Cercando aperture con tutte le altre forze politiche moderate e progressiste che vogliono dar vivere ad una stagione di cambiamento nella città capoluogo di provincia. Con un’operazione civica vera che affondi la sua ragion d’esser nelle associazione e nei cittadini che vogliono dare un contributo. Non servono operazioni “politiciste” fatte solo ed esclusivamente tra partiti o finte liste civiche come quelle fatte da Castelli nell’ultima tornata elettorale che, lui stesso, ha amabilmente chiamato liste ciniche».

Che ne pensa del dibattito post elezioni provinciali e la “caccia” nel centro destra dei “franchi tiratori”?

«L’elezione di Fabiani sta avendo strascichi politici fuori dal comune. Nel centro destra si è attivata una sorta di caccia alle streghe per individuare chi avrebbe tradito nel segreto dell’urna. A me, invece, interessa fare poche ma determinate precisazioni».

Quali?

«La Provincia è un organo di secondo livello perché votano consiglieri comunali e sindaci che sono eletti, nei rispettivi Comuni, senza vincolo di mandato. Votano quindi secondo l’offerta politica presentata e secondo coscienza. E’ molto probabile che diversi consiglieri di Ascoli e di San Benedetto di maggioranza abbiano votato per Fabiani, come altri eletti nel centro sinistra per Piunti. In uno stato democratico non si può parlar di tradimento o di irresponsabili o addirittura, come si vocifera, della possibilità di portare le prove del voto. Siamo al ridicolo. Sarebbe invece opportuno soffermarci sulle ragioni politiche perché è avvenuto ciò».

Perchè, secondo lei, qualcuno del centro destra avrebbe votato Fabiani?

«Il sindaco Castelli da anni ha portato la città di Ascoli al più completo isolamento. Non c’è stata riunione dell’Ata dei rifiuti, della conferenza dei sindaci sulla sanità, dell’Ato delle acque dove la città di Ascoli non si sia isolata. Un’offerta politica così chiusa è stata bocciata anche da parte dei suoi stessi consiglieri. Inoltre penso al bando delle periferie dove l’80% dei fondi servirà per fare un ponte verso la zona commerciale della città piuttosto che ravvivare il quartiere pensando ad esempio alla parrocchie, agli impianti sportivi e ai piccoli insediamenti commerciali.

Palazzo Arengo (foto Perozzi)

In questi anni, invece, il presidente Paolo D’Erasmo ha risanato l’ente provincia lasciato in pre dissesto dall’allora vice presidente Piunti con la complicità di Castelli. Ha affrontato la problematica rifiuti chiudendo tutte le discariche che come nel caso di Relluce dove di proroga in proroga era stata avanzata la realizzazione della sesta vasca. Anche in questo caso Castelli ha fatto decine di ricorsi, tutti persi, aumentando del 35% le tariffe ai propri cittadini. Solo qualche giorno fa anche lui si è reso conto dell’impossibilità di procedere al progetto della sesta vasca sulla quale credo, anche con il suo tardivo contributo, si possa mettere pietra sopra. Il problema, alla fine, è stato sempre questo: Castelli si è sempre posto come ostacolo, nei rapporti con la Provincia e gli altri enti, alle possibili soluzioni proposte per risolvere i problemi. E’ proprio l’isolamento della città  quello che oggi vogliamo combattere. Questo è stato il punto dell’offerta politica che Fabiani ha prodotto e che è risultato vincente: aggredire i problemi, risolverli con il consenso di tutte le comunità non sfidando il territorio e i singoli comuni che hanno la sola pecca di essere più piccoli della città capoluogo».

 

 

 


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