di Luca Capponi
Nel rettangolo rosso c’è un mondo. Non solo rovesci e passanti, palle a rete o rimpalli. Agonie quotidiane, ansie, insicurezze, rare vittorie, sconfitte ben più epidemiche; una postazione atipica da cui osservare il mondo. Spesso nella polvere, quasi sempre tra i pertugi delle corde di una racchetta, a rincorrere una pallina ammiccante e sfuggente.
Stavolta però niente sconfitta in tre set. Giorgio Massi, classe 1973, penna picena sofisticata non nuova a questi riconoscimenti, si è classificato secondo. Non a un torneo di tennis, ma al concorso Faraexcelsior 2018 nella sezione “racconto lungo”, dove è stato premiato con l’argento dalla casa editrice di Rimini. Un riconoscimento sfociato nella pubblicazione di “Terraaagònia”, volumetto di agile lettura che svela una prosa arguta e ficcante, corrosiva, che si divide tra vita, campi di periferia e quelle linee di pensiero che dividono la passione dall’ossessione. Ma si badi bene, a costo di essere scontati, “Terraaagònia“, che presto inizierà il suo giro di presentazioni italiane (sarà ad Ascoli a metà gennaio) non è (solo) un racconto sul tennis ma offre uno spaccato di quotidianità che gioca su suggestioni e immagini a volte bislacche unicamente in apparenza (non a caso il sottotitolo è “Il surreale al servizio del gioco”), in un continuo sbattersi tra le linee di fondo della vita.
Quello messo per iscritto da di Massi non è un rito, ma un concentrato di creatività a tratti visionaria, la conferma di una vena che, affilata nel giusto modo, ha tutto per manifestarsi in un’opera più lunga, quantomeno in un inesorabile atto secondo. Sempre alla ricerca dell’agognato colpo a effetto.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati