di Andrea Ferretti
Sono trascorsi tre lustri da quel 12 novembre 2003, ma ogni volta che si nomina Nassiriya vengono in mente ricordi e immagini che riaprono una ferita causando dolore e rabbia nell’animo di tutti gli italiani. E non solo. Ascoli ha ricordato i martiri caduti in quella città dell’Iraq diventata tristemente famosa, che ha segnato una delle più brutte pagine del Dopoguerra. Lo ha fatto nel Largo loro dedicato lungo viale De Gasperi, proprio davanti all’ex seminario vescovile, tirato a lucido da due addetti di Ascoli Servizi che si sono messi sotto intorno alle 7,30.
E’ lì che è avvenuta la deposizione di una corona d’alloro da parte dei Carabinieri. A Nassiriya ne morirono dodici, più cinque militari, due civili italiani e nove iracheni. In tutto ventotto persone. La maggior parte faceva parte del contingente che stava operando nell’ambito dell’Operazione “Antica Babilonia”. I feriti furono venti, alcuni molto gravi. Due palazzine vennero sventrate da un camion-bomba. Erano le ore 8,40 italiane. Ascoli anche quest’anno si è stretta intorno all’incancellabile dolore dell’Arma, dell’Esercito e dei familiari delle vittime con una messa celebrata nella chiesa di San Francesco. Quindi lo spostamento in Largo Caduti di Nassiriya. Con due carabinieri in alta uniforme “a guardia” della lapide, sono stati due loro giovani colleghi a recare la corona d’alloro davanti al cippo, benedetta poi da don Giuseppe Bachetti. Un picchetto d’onore dell’Arma è scattato sull’attenti, come del resto tutti i presenti (militari e civili), quando il trombettiere del 235° Reggimento Piceno ha intonato il “Silenzio”.
Davanti al cippo si sono avvicinati il prefetto Rita Stentella, i comandanti del 235° Reggimento Piceno, dei Carabineri e della Guardia di Finanza, rispettivamente i colonnelli Fabrizio Pianese, Ciro Niglio e Michele Iadarola, il sindaco Guido Castelli, il consigliere Alberto Antognozzi in rappresentanza della Provincia. Di fronte al picchetto dei Carabinieri, una rappresentanza di tutte le Associazioni combattentistiche e d’Arma coordinate da Giorgio Aquilanti, i gonfaloni di Comune e Provincia con i vigili urbani anche loro in alta uniforme. Il loro comandante Patrizia Celani ha seguito la cerimonia insieme a Gerlando Costa vicario del questore, al comandante dei Vigili del fuoco Paolo Mariantoni, al direttore del carcere di Marino del Tronto Lucia Di Feliciantonio, al presidente del Consiglio comunale Marco Fioravanti, agli assessori comunali Massimiliano Brugni, Gianni Silvestri e Luigi Lattanzi. Presente un folto drappello di carabinieri del comando provinciale tra cui il tenente colonnello Aldo Scalinci e il maggiore Raffaele Cirillo, poi ancora alcuni rappresentanti delle associazioni di categoria e qualche sparuto cittadino. Non sarebbe stata una cattiva idea la presenza di qualche scolaresca. Pazienza, sarà per il prossimo anno.
Dopo messa e corona al cippo, il folto drappello si è spostato al cimitero, sulla tomba di Pio Semproni, ascolano, maresciallo dei Carabinieri, morto eroicamente in Eritrea il 21 ottobre 1950 mentre veniva trasportato nell’ospedale dell’Asmara dopo essere stato colpito dal nemico. Nato nel 1915, aveva solo 35 anni. Semproni venne insignito della medaglia d’argento al valor militare su proposta dell’allora comandante dei Carabinieri in Eritrea. E ad Ascoli gli venne intitolata una via, quella che a Porta Cappuccina costeggia il tempietto di Sant’Emidio Rosso.
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