L’ospedale Mazzoni (foto Vagnoni)
di Franco De Marco
Ieri era stato il consigliere regionale Piero Celani, oggi è il sindaco di Ascoli Guido Castelli a denunciare l’ipotesi del trasferimento dell’attività operatoria di Otorino tutta nell’ospedale di San Benedetto svuotando quello di Ascoli. Ma il direttore dell’Area vasta Cesare Milani, sentito da Cronache Picene, precisa: «Non c’è stata alcuna decisione. Eventualmente saranno gli stessi sindaci a decidere. E’ vero che ho dato mandato ai tecnici di elaborare un piano di fattibilità, prendendo in esame sia il reparto di Otorino sia quello di Oculistica, per collocare l’attività operatoria, in entrambi i casi, tutta ad Ascoli o tutta a San Benedetto. Una qua una là. Una volta che sarà pronto questo piano di fattibilità – continua Milani – lo sottoporrò ai diretti interessati, ai sindaci, alla Conferenza dei sindaci, e saranno loro a decidere».
Cesare Milani (foto Vagnoni)
E’ evidente che l’ipotesi di concentrare l’attività operatoria in uno solo dei due ospedali deriva dalla mancanza di medici e infermieri. Questo è il problema dei problemi. Vero Milani? «Verissimo. Purtroppo il personale è insufficiente. Ci sono 4 otorini ad Ascoli e 5 a San Benedetto. Difronte a questa situazione, che crea non poche difficoltà operative, proprio per far funzionare meglio il reparto, e offrire maggiori garanzie ai pazienti, stiamo studiando la possibilità di concentrare tutto il personale da una parte o dall’altra. La stessa situazione riguarda Oculistica con numero più o meno uguali. Al momento, però, ripeto, non c’è nulla di deciso. Non si può affermare questo a San Benedetto, quello ad Ascoli».
«Si fanno sempre più insistenti – afferma il primo cittadino di Ascoli – le “voci” di un trasferimento dell’attività operatoria di Otorinolaringoiatria dall’ospedale Mazzoni di Ascoli al Madonna del soccorso di San Benedetto. Ci sarebbero spinte politiche variopinte a sollecitare la Direzione di Area vasta in questo senso. A chi mi pone la questione, ricordo che l’attuale dislocazione delle Unità operative complesse tra Ascoli e San Benedetto non è il frutto di estemporanee volontà individuali ma è stata definita con un atto programmatorio specifico denominato piano territoriale di Area Vasta». «L’atto, – continua Castelli – in ossequio alla disciplina normativa regionale di settore, è stato formalizzato con determina del direttore generale dell’Asur (Dg Asur 639/12) all’esito di una complessa procedura che ha coinvolto la Conferenza dei sindaci ( in data 30/07/12) e che si è conclusa con l’approvazione finale da parte della Giunta regionale (Dgr 1174/12)».
Guido Castelli (Foto Vagnoni)
Castelli quindi fa però affidamento sul direttore dell’Area vasta n. 5 Cesare Milani. «Milani – sottolinea – conosce a menadito le leggi e le procedure che ho citato ed è persona così rispettosa delle regole per poter anche solo immaginare di violarle.
Ciò tanto più in riferimento ad un piano territoriale di Area vasta che nel 2012 operò scelte che presupponevano anche la tutela di equilibri territoriali che riscossero il plauso di tutti. Ognuno allora fece qualche sacrificio. Nel caso di Ascoli il sacrificio fu la rinuncia alle degenze di Psichiatria e di Neurologia. Se qualcuno vuole ridiscutere l’attuale assetto è legittimato a farlo ma ciò deve avvenire alla luce del sole e nel rispetto della legge. I colpi di mano non saranno tollerati».
La sanità picena continua a vivere un clima di tensione. Non bastava l’infinito dibattito sul futuro nuovo ospedale. C’è anche il presente stringente. Nel caso specifico i reparti di Otorino e Oculistica di Ascoli e San Benedetto, sono due reparti (Unità operative complesse, con un solo primario) di eccellenza, considerati tra i migliori in assoluto, guidati rispettivamente dai primari Andrea Ciabattoni e Luca Cesari costretti a sdoppiarsi tra le due strutture. Forse la politica, vista la situazione, farebbe bene a fare pressione sulla Regione affinché i servizi in questione potessero avere il personale necessario mettendo Ciabattoni e Cesari nelle condizioni migliori possibili. Non per nulla i due primari sono molto corteggiati da altre strutture sanitarie. C’è pure il rischio di perderli se la loro alta professionalità non fosse trattata come si deve.
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