La storia interessante di un personaggio forse poco noto alle nuove generazioni, uomo e poeta, letterato e insegnante, Francesco Bonelli. A raccontarla, venerdì 7 dicembre alle 17,30 preso la sala Gagliardi della Biblioteca di corso Mazzini, la rassegna dei “Venerdì dialettali”. All’incontro, che chiude la serie di appuntamenti, partecipano i nipoti Marina e Carlo Bonelli e Corrado Bruni, Sabina Gaspari e il professor Antonio D’Isidoro.
Saranno loro a illustrare vita e opere di Checco, di cui val la pena leggere un estratto della biografia. Egli nacque a Montegallo nel 1896 in un posto particolare: la canonica della chiesa di Santa Maria in Lapide, dove la famiglia era ospite dello zio don Vincenzo. Iscrittosi a Roma alla facoltà di Lettere Classiche, coltivò anche la passione per il teatro entrando all’Accademia d’Arte Drammatica. In quel periodo frequentò il Caffè Aragno dove allacciò rapporti di amicizia con molti futuri intellettuali del mondo culturale romano. Terminati gli studi tornò ad Ascoli, dove nel frattempo la famiglia si era trasferita, andando ad abitare nella caratteristica via delle Canterine. Vinta la cattedra per il ginnasio, iniziò ad insegnare al Liceo Classico. Si sposò nel 1922 con Amalia Petretti, insegnante di lettere all’Istituto Magistrale, dalla quale ebbe cinque figli. Sempre nei primi anni Venti del ‘900 formò insieme a molti amici un circolo culturale chiamato “Il Trufo” di cui era priore lo storico locale Riccardo Gabrielli e che rimase in vita fino al 1950, quando morì Pierucci, il proprietario dell’edicola in corso Mazzini nel cui retrobottega si riunivamo i soci. Bonelli aveva tre sorelle ed un fratello, Paolo, con il quale formava una coppia affiatata. Appassionato di musica, Paolo compose canzoni a cui il fratello poeta affiancava versi. Tra queste, molto conosciuta è la canzone “È fatta pace lu papa e lu rre”.
L’attività di scrittore fu varia: pubblicò con frequenza articoli su vari quotidiani locali e dal ’46 al ’49 diresse “Le Nostre Regioni” che accoglieva anche articoli dalle regioni limitrofe. Due libri, Il Trufo (1973) in versi e Orecchie di Trufo (1975) in prosa, riportano molte notizie autobiografiche, sugli amici e sui circoli da lui frequentati. Come poeta dialettale pubblicò tra l’altro Un pesce nel pozzo (1949) e Le somiglianze (1967) dove sono raccolti versi in dialetto sia ascolano che montegallese. Valente grammatico, scrisse due opere – Conversazioni grammaticali (1933) e La facile estetica (1946) – che non ebbero però la fortuna scolastica che avrebbero meritato.
Bonelli morì nel 1976. A Balzo di Montegallo gli è stata intitolata una piazza. Fu poi commemorato nel 1991 presso la Biblioteca Comunale con la presentazione del volume “Checco Bonelli, l’uomo, l’umanista, il poeta” curato dalla figlia Nora Bonelli e dai professori Alighiero Massimi ed Emilio Di Vito. Nel 1996 si svolsero le celebrazioni per il 1° centenario della nascita e per l’occasione fu pubblicato il volume “Rime italiane inedite”. L’anno successivo la Compagnia del Capannone portò in scena la commedia Tizzoncino, scritta nel 1930. Nel 2006, per la ricorrenza del 30° anniversario della sua morte, la Fondazione Don Giuseppe Fabiani dedicò a Checco un incontro dei “Venerdì dialettali” introdotto da Emilio De Vito, con versi in dialetto ascolano letti da Carmelita Galiè e in dialetto montegallese da Mario Matteucci.
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