di Luca Capponi e Stefania Mistichelli
Quella bretella non s’ha da fare. Per due motivi su tutti: l’impatto ambientale che provocherebbe su una frazione già devastata dal sisma (ma sempre dal fascino immutato) e il potenziale inquinamento che creerebbe sul grande bacino che rifornisce di acqua tutto il Piceno e anche parte del Fermano, per un totale di 50 comuni e 300.000 persone, la sorgente più grande delle Marche.
Quelli di Capodacqua, comune di Arquata, non mollano. Non li ha fermati il sisma, non li fermerà una potenziale colata di cemento. Sono determinati, tanto che finora hanno raccolto oltre 1.000 adesioni alla petizione lanciata online; giovedì 20 dicembre lo dimostreranno anche manifestando in maniera pacifica davanti alla Prefettura di Ascoli dalle 11,30 in poi. Motivo del contendere, il bypass che l’Anas ha intenzione di realizzare per non dover stoppare il transito verso l’Umbria, dato che la Galleria Cesaronica sarà presto oggetto di lavori.
«Con questa asfaltatura non ci sarebbe più drenaggio delle acque e aumenterebbe il rischio di dissesto idrogeologico su una valle spettacolare, la stessa dove il regista Pietro Germi girò alcune scene del film “Serafino” con Adriano Celentano. Sappiamo che Ciip e Arpam non sono d’accordo, mentre l’Anas e Regione Umbria spingono per la realizzazione. La posizione della Regione Marche non la conosciamo, inizialmente avevamo un appuntamento con il governatore Ceriscioli ad inizio gennaio 2019. Ricordiamo che il bypass che attraverserebbe il paese sarebbe provvisorio ma di fatto diverrebbe definitivo, come si potrebbero infatti poi rimuovere asfalto e cemento?» spiega Luciana Cortellesi, che fa parte del neonato comitato “Ancora Capodacqua” insieme a Berardina Di Cesare, Giuliano Mancini, Pietro Cortellesi e Monia De Angelis. I quali ricordano che una possibile alternativa ci sarebbe, vale a dire il ripristino della vecchia strada Nursina, a cui però sembra che l’Anas abbia detto di no a causa delle tempistiche troppo lunghe. «Meglio il ritardo piuttosto che trasformare Capodacqua in una strada a due corsie» ribattono.
I malumori della gente di Capodacqua (e non solo) hanno finora avuto l’effetto di far saltare la conferenza dei servizi inizialmente prevista per il 14 gennaio, poi anticipata proprio al 20 dicembre e infine sospesa. Un appuntamento fondamentale quello del tavolo tra tecnici, senza cui nulla si può fare. Ma questo rinvio non rassicura nessuno. «Siamo perplessi, ad oggi sappiamo che la conferenza è congelata, ma finché non c’è il no definitivo all’opera non saremo tranquilli. Per questo giovedì manifesteremo lo stesso, l’appello è rivolto a tutto il territorio, da Arquata fino alla Riviera, il tema è troppo importante. Sappiamo che arriverà anche gente da Roma per sostenerci» continua la Cortellesi.
Sì, perché prima della tragedia del sisma Capodacqua, oltre ad essere un vero scrigno di storia e natura, era anche una meta frequentatissima da chi faceva ritorno nella casa di origine, molti dei quali provenienti dal vicino Lazio. «Ad oggi invece una parte di paese è del tutto abbandonata e inaccessibile, ferma a quel 24 agosto del 2016. Alcuni non hanno potuto neanche recuperare i beni personali. Sappiamo che la frazione è stata perimetrata, quindi la ricostruzione, seppure con difficoltà, ci sarà, anche se non si sa quando. L’unico bene salvato è il tempietto ottagonale della Madonna del Sole, grazie all’impegno del Fai».
Sul delicato tema è intervenuto anche il presidente della commissione lavori pubblici al Senato, Mauro Coltorti del Movimento 5 Stelle. «Tra i tanti punti su cui abbiamo chiesto chiarimenti -spiega- c’è anche quello relativo alla possibile realizzazione di una strada bypass presso la località di Capodacqua, frazione del Comune di Arquata del Tronto. Uno scenario che sta, giustamente, destando forte motivo di preoccupazione tra i cittadini residenti, anche perché, nel tratto che Anas vorrebbe far divenire oggetto d’intervento, risulterebbe esserci anche una zona di tutela assoluta costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni destinate al consumo umano, a riprova delle importanti sorgenti d’acqua potabile che servono sia la Provincia di Ascoli Piceno che quella di Fermo e sulle quali si rischiano ripercussioni devastanti dal punto di vista chimico, microbiologico e organico». «Naturalmente – conclude – tutti noi portavoce del Movimento 5 Stelle delle Marche, sia a livello nazionale sia a livello locale, stiamo ponendo la massima attenzione sul tema: non si può correre il rischio di compromettere una falda acquifera di tale importanza. Con le vite delle popolazioni interessate dal sisma si è giocato fin troppo negli ultimi due anni e mezzo. Ora serve massima chiarezza, non permetteremo lo sfregio definitivo di un territorio già di suo allo stremo».
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