di Luca Capponi
A prescindere da come la si pensi e dai gusti più o meno evoluti, le possibili spiegazioni sono due. Una riconduce a maleducazione, inciviltà e mancanza di lume; l’altra a una possibile allucinazione uditiva e visiva che abbia fatto passare per reali, e quindi pericolosi, i tre coccodrilli in plastica del chiostro di San Francesco. In entrambi i casi, chi ha compiuto l’atto vandalico di sbatterli per terra e abbandonarli in loco rovesciati non deve avere i neuroni proprio a posto.
Il fatto si è verificato nella notte tra sabato 22 e domenica 23 dicembre, ed anche se magari il danno non è di quelli esorbitanti, il gesto lascia intendere molte cose sul livello culturale e sul senso del rispetto di alcuni individui. Trattasi infatti di uno sfregio all’arte di un collettivo rinomato in tutto il mondo (Cracking Art è nato a biella ben 25 anni fa e ha esposto ovunque) che, vale la pena di ripeterlo, a prescindere dai gusti non può essere tollerato. A chi verrebbe mai in mente, davanti a un’opera ritenuta poco riuscita, di metterci sopra le mani con intento minaccioso? Probabilmente a uno o più villani. O a chi, magari sotto effetto allucinogeno, ha scambiato sé stesso per il mitico cacciatore di coccodrilli Mike Dundee e l’antico chiostro di San Francesco per le savane dell’Australia, come nel film Mr. Crocodile Dundee del 1986.
Gli 80 animali in plastica rigenerata, apparsi ormai da un paio di settimane in centro storico (piazza del Popolo su tutti) ed apprezzati soprattutto dai bambini, resteranno in loco fino a febbraio nell’ambito dell’iniziativa benefica “Zona Rossa”. Per altri eventuali scontri tra prede e cacciatori c’è quindi ancora tempo. Sperando che alla prossima abbiano la meglio gli animali.
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