Don Gianni Raciti
di Maria Nerina Galiè
Le vie del Signore sono imprevedibili più che infinite, come quella che da Catania ha condotto don Gianni Raciti a celebrare la Messa di Natale nella parrocchia di San Pietro Martire, nel cuore di Ascoli.
Don Gianni, 69 anni, prima del 17 maggio del 2017 era il dottor Raciti, primario in pensione del reparto urologia dell’Azienda ospedaliera Garibaldi del capoluogo siciliano. Nel 1977 sposa la sua Cinzia ed insieme hanno due figli, Carmelo e Daniela i quali li rendono nonni di tre nipotini. Il medico inizia a frequentare Ascoli nel 2007, quando il primogenito sposa Alessandra, figlia dell’ascolano Enrico Salvi, nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. A celebrare il matrimonio, don Emidio Fattori, parroco di San Pietro Martire. Una vita normale, quindi perfetta. Fino al 15 marzo 2013. Una malattia priva il dottor Raciti dell’amata compagna e fa traballare le certezze dell’uomo di scienza, stimato professionista, un percorso di fede condiviso con la moglie nell’Istituto Missionarie secolari della Passione.
Con don Emidio Fattori
«Il medico sapeva che l’essere umano può ammalarsi e la morte è una delle conseguenze», dice senza mezzi termini. «Ma l’uomo di fede entra in crisi – aggiunge – e nel chiedermi quale disegno di Dio si celasse dietro una tale prova, pian piano in me si faceva breccia un pensiero sempre più nitido e dirompente. Il rapporto con mia moglie era tale che era impensabile sostituirla. Vedevo soltanto la possibilità di allargare il mio campo affettivo ed in una maniera pastorale: diventare sacerdote».
Che cosa ha fatto nell’immediato?
«Ho tentato, inutilmente, di contrastare questa idea tanto mi sembrava assurda. Un rifugio dal dolore, una sciocchezza».
Chi sapeva?
«Soltanto il mio direttore spirituale che mi invitò invece alla preghiera e al discernimento, affidandomi allo Spirito Santo. Di lì a poco ho perso anche lui. Ha preso il suo posto un docente di teologia morale, colto e pragmatico, il quale senza indugi mi ha introdotto agli studi di teologia ed ha sottoposto il caso al vescovo di Catania, monsignor Salvatore Gristina».
Le ha dato subito il consenso?
«Tutt’altro. Si è preso del tempo ed ha preteso che informassi subito i miei figli. L’ho fatto a Pasqua del 2014, ricevendo il loro pieno appoggio. Alla fine il vescovo ha acconsentito affinché mi avvicinassi al sacerdozio, abbreviandomi perfino il percorso accademico, da 5 a 3 anni, come consente in alcuni casi il diritto canonico».
Ed è così che il medico ha conseguito la laurea in teologia nel 2016, per poi essere ordinato diacono e, a maggio dell’anno successivo, sacerdote.
«Il primo incarico è stato di vice parroco della parrocchia della Resurrezione del Signore nel quartiere catanese di Librino. Lì seguo anche il gruppo sposi. Sono direttore Casa del Clero e, da due mesi, ho avuto la cappellania dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, proprio dove avevo mosso i primi passi da medico». Un lavoro importante ed impegnativo che don Gianni porta avanti con la stessa dedizione di quando faceva il medico. «Prima curava il corpo – ha sottolineato don Emidio Fattori nel presentarlo alla comunità parrocchiale ascolana – adesso le anime». Eppure il padre e nonno riesce a ritagliarsi dei momenti per la famiglia ed a trascorrere il Natale ad Ascoli, dai consuoceri, dove è stato raggiunto da Carmelo ed Alessandra, che vivono a Milano. Qui don Emidio gli ha aperto le porte della chiesa. «Questa sarà la tua parrocchia ogni volta che verrai ad Ascoli», ha detto al collega che, in procinto di tornare a casa, lascia un messaggio ai giovani: «Mantenete il cuore aperto all’amore verso gli altri e prima di tutto verso voi stessi. Nella confusione delle implacabili leggi della mondanità, fate emergere le tante possibilità che avete ed abbiate fiducia nelle vostre capacità».
Un’esperienza straordinaria quella di don Gianni, un uomo sereno e realizzato che ha ancora tanto da fare e da dire. Solo il pulpito è diverso.
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