Attaccamento al territorio, passione e voglia di ripartire: i ragazzi di Arquata Potest continuano nella loro meritoria opera di rilancio della sentieristica. Anche a fine anno, imperterriti, per tenere vivi i tesori naturalistici che caratterizzano le montagne picene. Eccoli dunque all’opera sul sentiero che unisce le due frazioni di Trisungo e Faete, armati di attrezzi e (soprattutto) tanta volontà, per ridare vita a quelle che per secoli (e fino agli anni ’50) sono state le uniche vie di comunicazione per gli abitanti della zona, che storia narra fossero peraltro obbligati ad inviare diversi membri della propria famiglia per partecipare alle azioni di ripristino degli stessi, almeno tre, quattro volte l’anno. È per questo motivo che lungo questi sentieri sono ancora oggi visibili splendidi muretti a secco e selciati assai ben conservati, nonostante l’abbandono degli ultimi decenni.
Insomma, missione compiuta e itinerario tirato a lucido anche grazie all’appoggio dei volontari, che meritano assolutamente menzione: Paolo Izzi, Sante Corradetti e Carlo Ambrosi di “Arquata Potest”, Andrea Ferretti e Vincenzo Nespeca di “Chiedi alla polvere/Ask the Dust”, Emanuele e Corrado Longa del “Gruppo Alpini Arquata”, Roberto Pichini e Daniele Di Vittori di “Festa Bella Spelonga”), tutti sotto l’egida di Vittorio Camacci.
«L’azione è stata particolarmente complessa sia per via della vegetazione assai fitta che a causa della notevole larghezza del sentiero (in alcuni tratti fino a 5-6 metri), la quale necessariamente portava ad operare su una scala più ampia disperdendo così le forze. Nonostante tutto l’opera è stata portata a termine, con la grande soddisfazione dei partecipanti che finalmente hanno permesso di raggiungere lo sbocco della Salaria agli altri sentieri già recuperati in precedenza» fanno sapere da “Arquata Potest”, non nuova a questo tipo di operazioni. Lo scorso giugno, infatti, era stata ripristinata la via tra Faete e Spelonga, mentre nel maggio 2016 era stato recuperato il sentiero tra Spelonga e il capoluogo Arquata, inaugurato solo pochi giorni prima del sisma del 24 agosto. E chissà che prima o poi non si riesca a realizzare un circuito ad anello capace di unire tutte le frazioni.
«L’obiettivo è di mantenere alta l’attenzione mediatica su Arquata, così profondamente colpito da quella tragedia, -continua l’associazione- ma anche di puntare sulle potenzialità paesaggistiche dell’unico comune d’Europa diviso tra due Parchi Nazionali (Monti Sibillini e Gran Sasso/Laga), dotato di ricchissime risorse naturalistiche, promuovendone così la fruibilità per gli appassionati di trekking e biking che fossero interessati a visitarlo, offrendo in questo modo maggiori opportunità alle attività commerciali del posto che coraggiosamente hanno deciso di ripartire qui senza delocalizzare altrove. Infine, vorremmo avviare un progetto di recupero della storia del Comune di Arquata, anche attraverso queste antiche vie di comunicazione, e delle bellezze storico-architettoniche presenti nelle varie frazioni».
Una mission che è sfociata nella recente pubblicazione dei bei libri “Ottocento Arquatano” e “La Torre Civica di Arquata del Tronto” di Gabriele Lalli, presentati anche ad Ascoli con buon riscontro di pubblico.
Lu. Ca.
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