«Era il 12 ottobre 2018 quando in conferenza stampa per la presentazione della sua candidatura ufficiale, il sindaco Fabiani dichiarava testualmente “Se sarò eletto come presidente della Provincia lascerò gli incarichi che ricopro” ma, a tutt’oggi, questa promessa ancora è rimasta solo a chiacchiere». Massimo Tamburri e Giacomo Manni, consiglieri comunali del M5S, puntano il dito contro l’inquilino di Palazzo San Filippo affinché «molli almeno due dei suoi incarichi».
«Ricordiamo -attaccano i due esponenti pentastellati- che Fabiani, già sindaco di Montegallo, un comune che dopo il terremoto vive una situazione di bisogno perpetuo nella quotidianità dei suoi abitanti, ricopre altri tre incarichi verticistici tra cui quello della Presidenza dell’Ato e della vicepresidenza della Piceno Consind, oltre naturalmente a presidente della Provincia. Tre ruoli che già di per sé, presi singolarmente, sono estremamente impegnativi laddove la dedizione non fosse finalizzata esclusivamente a mantenere un ruolo politico. Pensare di ricoprire in ordine il ruolo di sindaco di un comune del cratere sismico, la presidenza dell’Ato, quella della Provincia e la vicepresidenza di Piceno Consind simultaneamente, è un tantino fuori da ogni logica di sana gestione di un territorio».
Dopo aver criticato per i numerosi incarichi di Fabiani, Tamburri e Manni analizzano l’impegno che andrebbe dedicato ad ognuno si essi. «Spieghiamo nel dettaglio chi è Fabiani politicamente -sottolineano i due consiglieri – e soprattutto cosa comporta ricoprire questi delicati incarichi per cercare di portare alla luce le contraddizioni che travolgono lui e il morente arsenale Pd. Fabiani lo ricordiamo tutti per il suo ruolo pluriennale all’interno della comunità montana fino all’elezione a sindaco nel 2006, elezione che ha incrementato le sue nomine politiche fino al riconoscimento attuale di ben quattro incarichi che, escludendo quello di sindaco dove i cittadini votano, le altre sono frutto di meri accordi tipici della vecchia politica. La presidenza dell’Ato comporta una responsabilità enorme, soprattutto per la vigilanza delle competenze in materia di gestione e programmazione delle risorse, delle infrastrutture idriche che riguardano le Province di Ascoli e Fermo. La Piceno Consind, invece, è un ente pieno di debiti che versa in condizioni di perenne perdita vista l’amministrazione a marchio Pd, che lo ha gestito e che si fregia di valorizzare l’industrializzazione delle valli dell’Aso, del Tronto e del Tesino. Anche qui quindi, il ruolo di vicepresidenza gode del dono dell’ubiquità del nostro “supersindaco”».
«Ultimo incarico in ordine temporale – puntualizzano ancora Tambutti e Manni – è quello della presidenza della Provincia che, con la sua situazione disastrata causata in primis dalla riforma Del Rio e da una gestione ancorata esclusivamente a marchio Pd, a parte la parentesi anch’essa negativa di Celani, è mortificato e ridotto ad ulteriore carrozzone con in capo però materie importantissime come le autorizzazioni ambientali, i rifiuti, le scuole superiori e le strade provinciali. Tutti enti dunque, dove i cittadini non possono scegliersi i loro rappresentanti ma devono subire con le loro tasse, la tenuta in vita di una ragnatela di scambi puramente politici». Quindi la stoccata finale. «Ritornando al mandato da sindaco -aggiungono i due pentastellati-, l’unico ruolo dove il nostro supereroe è stato eletto direttamente dai cittadini, ci piacerebbe sapere come fa Fabiani a gestire in maniera ottimale la situazione del suo Comune, fortemente colpito dagli eventi sismici, quando dovrebbe presenziare alla Provincia, presenziare l’Ato e occuparsi anche della Piceno Consind. Aveva promesso che si sarebbe dimesso e invece continua a tenersi stretto tutto. Come cittadini – chiosano Tamburri e Manni – chiediamo che lasci almeno due dei suoi incarichi, come ha proclamato in campagna elettorale, perché, sinceramente, avocare a sé una lista del genere non fa altro che confermare la sua volontà di rimanere ancorato solo alle poltrone, fregandosene completamente del mandato che gli è stato conferito e conferma un’altra volta come il Partito Democratico locale gestisce il bene comune».
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