di Luca Capponi
(foto e video di Andrea Vagnoni)
Quasi 6 milioni di euro per gestire l’emergenza e 27 milioni da reperire per la ricostruzione di parte dell’acquedotto del Pescara. Obiettivo, da perseguire con la massima urgenza, quello di realizzare il primo acquedotto antisismico sul territorio nazionale.
Nell’immediato, però, per affrontare al meglio una crisi da bollino rosso (un devastante mix tra sisma e siccità che ha ridotto l’erogazione d’acqua delle sorgenti picene di qualcosa come 630 litri al secondo, un numero che da solo servirebbe a garantire il servizio a decine di migliaia di utenze), e che con l’arrivo della bella stagione preoccupa ancor di più, si punta sul nuovo impianto di soccorso di Castel Trosino (Ascoli), sullo studio dell’acquifero sul Monte Ascensione e sulla ricerca di risorse idriche sui Monti della Laga. Al tempo stesso, si studia l’ampliamento dell’impianto di soccorso Fosso dei Galli (Monteprandone) oltre alle verifiche sull’acquifero che alimenta le sorgenti di Foce di Montemonaco (una di quelle più in deficit, con la portata che è scesa da oltre 500 a 200 litri al secondo, ovvero il fabbisogno di 100.000 persone) e di Pescara del Tronto.
E’ questo il quadro emerso dal partecipatissimo convegno “Sisma e crisi idrica”, tenutosi nella mattinata di oggi martedì 22 gennaio presso la sede ascolana del Ciip, in viale della Repubblica. Partecipatissimo perché, oltre ad un parterre di primo livello (tra cui il responsabile della Protezione Civile nazionale Angelo Borrelli, qui il suo intervento), c’erano tantissimi sindaci sia del Piceno che del Fermano, oltre al presidente dell’Ato e della Provincia Sergio Fabiani, rappresentanti della Regione, imprenditori, ordini professionali e associazioni.
I dati, le ipotesi e il punto della situazione è stato fornito dalle puntuali relazioni di Carlo Ianni e Massimo Tonelli, rispettivamente dirigente dell’area tecnica e ingegnere dell’area progettazione del Ciip, Sergio Paolucci (consulente tecnico del Tennacola, che rifornisce Fermano e Maceratese), Alessandro Mancinelli (ordinario di costruzione idraulica della politecnica delle Marche), Erasmo D’Angelis (segretario Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale) e Marisa Abbondanzieri (presidente dell’Associazione nazionale autorità ed enti di ambito). Per il commissario alla ricostruzione Piero Farabollini solo un intervento video a causa di improrogabili impegni che lo hanno condotto a Roma, mentre a Borrelli è toccata la chiusura, con la garanzia dell’arrivo dei 5,8 milioni di euro utili a gestire lo stato di emergenza che ha prodotto la chiusura notturna dei rubinetti in quasi tutto il Piceno.
A moderare, il presidente del Ciip Giacinto Alati, che ha parlato subito chiaro: «Questa non è una parata ma un momento che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica ad avere un’attenzione particolare verso un ente che ha sempre cercato, soprattutto negli ultimi tempi, di fornire un servizio migliore possibile tramite l’impegno di dipendenti, tecnici ed operai». «Purtroppo il terremoto ha causato danni anche nel sottosuolo diminuendo il nostro flusso d’acqua a discapito del versante umbro, ma sono convinta che col lavoro e l’impegno di tutti ne usciremo anche stavolta» ha aggiunto il prefetto Rita Stentella.
I danni a cui ha fatto riferimento il prefetto sono quelli portati in evidenza nelle relazioni di Ianni e Tonelli in particolare, i quali hanno messo in evidenza l’impatto che il sisma ha avuto sulle sorgenti di Foce, Sasso Spaccato, Pescara, Capodacqua e su quella di Forca Canapine, addirittura sparita. Un momento epocale fatto di tre ondate sismiche partite nell’agosto 2016, che ha causato rotture, lesioni, inaccessibilità ma anche gesti di coraggio, con gli operai al lavoro di notte tra scosse e neve per riparare i guasti: una serie di eventi che hanno ridotto la portata a meno della metà del minimo storico mai registrato nella storia (che era di circa 400 litri al secondo).
E allora che sia di auspicio la mano tesa e soprattutto l’esperienza raccontata da Paolucci, che col consorzio Tennacola si è trovato ad affrontare problemi di non facile soluzione nella Gola dell’Infernaccio (3 mesi di lavoro e 200.000 euro di importo) ricordando quanto la cultura della manutenzione sia vitale, ma anche i progetti presentati da Mancinelli, con il tragitto alternativo delle condutture consentito da una variante tra Capodacqua e Arquata (lunga 8,5 chilometri) che permetterebbe l’eliminazione delle vulnerabilità sismiche mostrate dall’attuale struttura, garantendo in futuro la continuità di erogazione della risorsa idropotabile anche in emergenza e il 90% di accessi alle sorgenti garantiti in qualsiasi condizione. «Occorre anche lavorare sull’interconnessione delle reti marchigiane, -ha poi avvertito lo stesso Mancinelli- pensarci credo sia doveroso visto che il problema più rilevante arriverà tra qualche anno e si chiama siccità».
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