Il sindaco Guido Castelli a Roma con il direttore dei musei Stefano Papetti e il consigliere comunale Andrea Antonini
di Franco De Marco
Non si riesce ancora a scalfire, nonostante i tanti tentativi, il muro che impedisce di riportare ad Ascoli l’oro dei Longobardi trovato nella necropoli di Castel Trosino nel 1893. Invece si rafforza, come annuncia il sindaco Guido Castelli, la collaborazione con il Museo nazionale dell’alto medioevo di Roma dove viene custodita la gran parte dei reperti.
Questa mattina Castelli, il direttore dei musei civici di Ascoli Stefano Papetti e il consigliere delegato Andrea Antonini hanno incontrato a Roma il direttore del Museo nazionale Filippo Maria Gambari. «Incontro particolarmente fruttuoso e denso di prospettive di collaborazione e di valorizzazione della nostra realtà longobarda». Ma è lo stesso primo cittadino a gettare acqua sul fuoco della possibile restituzione dei reperti che appartengono di diritto ad Ascoli. «Certo è rimasta sullo sfondo – commenta Castelli – la grande questione del ritorno degli ori. Da questo punto di vista è evidente che il diretto non ha potuto che rifarsi al ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli. Intanto stiamo lavorando sulla realtà di cui disponiamo ampliando le rotazioni e il gemellaggio con il Museo nazionale di Roma affinché la necropoli di Castel Trosino sia considerata un pezzo importante della strategia nazionale relativa alla valorizzazione della realtà longobarda».
Un reperto di Castel Trosino esposto a Roma (Foto Carlo Perugini)
Insomma, come dire, per il momento accontentiamoci. La pratica è naturalmente difficile e si protrae da tanti anni. Per sbloccarla ci vuole soprattutto peso politico. Entro brevissimo tempo sarà rinnovata, con aggiornamento, la convenzione tra il Comune di Ascoli e il Museo romano. La bozza è già nell’ufficio del sindaco. «Questa bozza, per quanto riguarda la posizione di Gambari, può essere articolata e ampliata sulla base di un principio che il direttore del Museo romano ha voluto rimarcare. Ovvero che c’è la massima collaborazione, tra Museo nazionale dell’alto medioevo di Roma e la città di Ascoli, per la valorizzazione delle beni ch eabbiamo in custodia. Da questo punto di vista abbiamo registrato la massima disponibilità di Gambari. «Tale disponibilità – continua Castelli – è finalizzata a realizzare percorsi di fruizione e valorizzazione e di relazione. Ciò è possibile perché 5 anni fa abbiamo costituito formalmente, come da impegno, il Museo dell’alto medievo presso il Forte Malatesta presupposto che ci può consentire una relazione solida e continua con il Museo di Roma con la possibilità anche di collocare presso la sede dell’Eur pannelli e richiami alla nostra città e al nostro museo che raccoglie sia i monili e i reperti o delle tombe longobarde di Castel Trosino sia i reperti provenienti altre realtà».
Altri reperti provenienti da Castel Trosino (Foto Carlo Perugini)
Gambari è stato invitato ad Ascoli e con le sue collaboratrici sono state gettate le basi per concretizzare le nuove iniziative da realizzare insieme. «Decisiva è in proposito – sottolinea Castelli – la presenza dei rappresentanti dell’associazione Italia Langobardorum a cui noi aderiamo da anni e che gestisce il sito dedicato ai Longobardi che racchiude sette realtà longobarde d’Italia incluse dall’Unesco in quanto presentano monumenti. Mentre l’Unesco come noto non ha consentito di ammettere Ascoli e e Nocera Umbra che invece hanno solo reperti.
Con l’associazione Italia Langobardorum saremo presenti il 5 maggio all’assemblea annuale proprio per proporre il contributo che il Museo di Ascoli vuole dare allo sviluppo della cultura longobarda in Italia. Sarà anche l’occasione per rimarcare la valenza turistica dei flussi che è possibile sollecitare in Europa e in Italia a valere sul tema longobardo anche in virtù del forte interesse dei tedeschi»
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