La “Fonte di Ceruole” è uno dei più antichi lavatoi pubblici di Venagrande, stando ad alcuni documenti storici risalenti alla meta dell’Ottocento. Anche chiamata “Fonte della Reccella”, in passato veniva utilizzata abitualmente dagli abitanti del paese per attingere acqua e lavare i panni nel lavatoio adiacente.
E’ notizia di oggi che questo prezioso manufatto verrà presto restaurato. L’azione rientra nel progetto comprensoriale “I monumenti dell’acqua” promosso dall’Ato 5, che, attraverso la compartecipazione dei Comuni coinvolti, ha consentito il risanamento e la messa in funzione di fontane, lavatoi e abbeveratoi pubblici di particolare interesse storico e artistico delle province di Ascoli e Fermo.
Il progetto, necessario a causa dello stato di completo abbandono della fonte, prevede diverse fasi operative tra cui la rimozione dei detriti, del fango e del terreno che ricoprono quasi completamente la copertura, gli interventi di risanamento e consolidamento della struttura muraria, la ripulitura e la sistemazione della sorgente di alimentazione e la sistemazione dell’area antistante la fontana. Il progetto richiede un investimento complessivo di circa 13.000 euro, cofinanziato dall’Ato.
«Riportare questa fonte al suo antico splendore -spiega il consigliere comunale Marco Cardinelli, impegnato su questo fronte– significa quindi restituire alla comunità non solo una sorgente di acqua, ma anche una memoria viva e radicata e un simbolo del patrimonio storico e ambientale del nostro territorio. Un’esigenza compresa dal sindaco Guido Castelli, che si è reso disponibile fin dal primo momento a sostenere il progetto di recupero della fonte».
«Quest’opera ci riporta a tempi antichi, in cui l’acqua era un bene molto prezioso, esattamente come è tornata a essere oggi dopo il terremoto e, come allora, continua a rappresentare l’identità personale e collettiva del territorio. -continua- Senza trascurare il valore storico dell’acqua nei processi di sviluppo e modernizzazione dell’economia locale, come nel caso della lavorazione della canapa, concentrata nel Piceno fino a qualche decennio fa. Proprio questa mattina ho presentato una mozione per l’acquisizione di un macero della canapa situato a Venagrande. Dal punto di vista storico-culturale, i maceri costituiscono nel paesaggio attuale la memoria della coltura della canapa, che, fino al secondo dopoguerra, ha avuto una diffusione vastissima nella nostra regione e che oggi sta tornando di grande attualità, anche sotto il profilo economico».
«Il macero è alimentato da una sorgente d’acqua perenne ed è uno dei più grandi della zona per la lavorazione della canapa in campo tessile. -conclude Cardinelli- Esso versa, già da parecchi anni, in uno stato di completo abbandono, a dispetto delle sue antichissime origini, esisteva già, infatti, nel Catasto Gregoriano (1810-1820). La riqualificazione del vecchio macero, dunque, ha una grande valenza storico-culturale e naturalistica e avrebbe effetti positivi per l’intera comunità locale. La difesa della memoria storica ha bisogno di azioni concrete: vietato, insomma, dimenticare le nostre origini».
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