La conferma, in appello, della condanna a quattro mesi del giornalista offidano Davide Falcioni “reo” di essere entrato in un cantiere della Tav in Val di Susa segna secondo Amnesty International «un precedente pericoloso per i diritti alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni in Italia. I giornalisti che raccolgono informazioni e si occupano di diritti umani e di vicende di interesse pubblico non dovrebbero mai essere sottoposti a provvedimenti giudiziari per aver svolto il loro lavoro». «I diritti alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni sono essenziali in ogni società -prosegue Amnesty- Il lavoro dei giornalisti favorisce il dibattito e lo scrutinio pubblico, che sono fondamentali per la promozione e la protezione dei diritti umani. Quando i giornalisti sono sottoposti a procedimento penale per aver svolto il loro lavoro non è solo quest’ultimo che viene messo in pericolo, ma anche il diritto della società nel suo complesso a essere informata». Amnesty International teme che la condanna di Davide Falcioni possa avere un effetto raggelante, spingendo all’autocensura, riducendo al silenzio il dissenso e limitando i controlli su coloro che sono al potere». Inoltre Amnesty International chiede alle autorità italiane di assicurare che l’accusa e la condanna di Davide Falcioni siano annullate e che in futuro i giornalisti non siano sottoposti a procedimento penale unicamente per aver esercitato il loro diritto alla libertà d’espressione. Intanto giovedì 21 febbraio Falcioni sarà alla Casa del Popolo di Fermo per raccontare la sua storia. Con lui e con Matteo Petracci si parlerà di Libertà di stampa, di repressione e di TAV. L’appuntamento è alle ore 21.15, alla Casa del Popolo in via Augusto Vecchi 17, Fermo (nei pressi delle Poste, sulla strada Castiglionese).
“Irruzione” nella ditta della Tav, condannato giornalista offidano
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