di Andrea Ferretti
Ascoli-Carrarese 3-2, campionato di Serie C 2014-2015. Il giorno dopo la partita l’articolo pubblicato dal “Corriere dello Sport” iniziava così: “L’Ascoli vince con un gol di Altinier nel recupero e il paradosso si materializza dopo il fischio finale quando dalla curva ripartono i cori con cui i tifosi chiedono a Petrone di andarsene. I bianconeri hanno giocato male e alla fine l’hanno spuntata perché feriti nell’orgoglio ma soprattutto perché la Carrarese è rimasta in dieci”. Dopo il 2-4 con la Salernitana Vivarini ci è andato molto vicino, complice anche il silenzio degli ultras in curva che ha automaticamente aumentato i decibel dei fischi e delle invettive rivolte per tutta la partita, soprattutto nel primo tempo, all’allenatore dell’Ascoli dagli spettatori presenti nei settori di tribuna centrale, parterre, curva nord e distinti nord-ovest. Facendo un passo indietro di quasi quattro anni (era il 19 aprile 2015), Petrone venne contestato dopo una vittoria, ma restò sulla panchina bianconera centrando la promozione in B grazie alla mannaia della giustizia sportiva che si abbattè sullo sciagurato Teramo (allenato da Vivarini) che si giocò una promozione che sul campo aveva ampiamente meritato.
Stavolta non si può parlare di contestazione, ma senza dubbio di un fortissimo malumore emerso nei confronti della squadra e del suo allenatore. La scelta di schierare Iniguez dall’inizio si è rivelata azzardata e, visti i primi 45 minuti, decisamente sbagliata. Il tecnico continua a cambiare formazione ed è giusto che faccia quello che ritiene più opportuno. Stendendo un velo pietoso sulla giostrina dei portieri (non sembra proprio l’anno dei numeri uno), anche su Milinkovic-Savic sarebbe da aprire un capitoletto visti i gol subìti, arrivati da calci d’angolo, quando un portiere che supera i due metri dovrebbe essere padrone non solo dell’area di porta ma anche di quella di rigore e forse pure della lunetta. Per quanto riguarda le scelte del tecnico, a questo punto non possiamo escludere di vedere prossimamente in panchina qualche giocatore con le stampelle. Perchè? Se uno non sta bene, appare abbastanza normale che resti a casa o al massimo in tribuna. E invece ecco Lanni, più di una volta convocato («se sta bene, gioca lui» Vivarini alla vigilia, almeno tre volte) e poi finito in panchina. Il dubbio è lecito: se non gioca è perché non stava bene, ma allora perché è stato convocato? Stavolta è accaduto con Troiano (in panchina, ma non in grado di giocare) e, in parte, con Addae. Se il ghanese, poi entrato sull’1-3, non stava bene perché è stato convocato e addirittura ha poi giocato?
Capitolo Iniguez. Il ragazzo non ha colpe, catapultato come è stato nel campionato di B in una squadra e in un ambiente che non possono e non vogliono permettersi esperimenti. Il fatto che non abbia mai giocato né col Carpi né con l’Udinese dovrebbe comunque far riflettere. Capitolo Ardemagni. Perché l’attaccante venne schierato mezzo infortunato il 21 dicembre contro il Brescia, tanto che poi ha rimediato un infortunio muscolare che gli ha compromesso l’intera stagione? Tornando a Petrone, che sotto le cento torri non vinse l’oscar della simpatia, furono in tanti a metter da parte i malumori, perché il ritorno in B fece dimenticare tutto. Vivarini non è Petrone, ma sa bene che, al di là delle dichiarazioni di facciata, il suo futuro lo decideranno le prossime due partite. Battendo la Cremonese in trasferta e poi il Foggia al “Del Duca” in tanti dimenticheranno i nove gol subìti nelle ultime tre gare interne. Ma Ascoli-Foggia del 26 febbraio potrebbe anche trasformarsi nella serata del game over. Non se la prenda il mister. Ad Ascoli è stato esonerato perfino un certo Mazzone. E, dopo di lui, anche tecnici del calibro di Castagner, Bersellini e Bigon.
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