Il ricordo di una tragedia, quella di centinaia di migliaia di cittadini italiani, privati della loro terra, dei propri affetti, della loro patria. La seduta aperta del Consiglio regionale, dedicata alla celebrazione del Giorno del Ricordo, si è tradotta in un lungo momento di riflessione sulle vicende successive al 1947, dunque al passaggio dei territori, allora italiani, di Fiume, Istria e Dalmazia alla Jugoslavia. Ad accompagnare la memoria di quegli avvenimenti, la voce e la chitarra di Simone Cristicchi, da tempo impegnato a tramandare le testimonianze degli esuli ed a far conoscere un pezzo di storia italiana poco noto, attraverso i suoi spettacoli teatrali Magazzino 18 ed Esodo, portato in scena, quest’ultimo, proprio ieri (18 febbraio) al Teatro La Fenice di Senigallia. È lo stesso cantatutore romano, che ha di ricente calcato il palco dell’Ariston con Abbi cura di me, a spiegare ai microfoni dell’Aula cosa lo abbia spinto a questa ricerca storica ed a questo impegno artistico, intervistato dal direttore dell’Amat, Gilberto Santini. «Per molti anni, da studente sono passato davanti alla scritta Villaggio Giuliano Dalmata e da ignorante ho pensato che si trattasse del nome di personaggio storico importante − racconta Cristicchi − e come me penso molti, fino a qualche tempo fa, non conoscessero questa pagina tragica della storia italiana. Questa è stato ciò che mi ha spinto, far conoscere e contribuire ad una sorta di risarcimento morale alle persone che hanno vissuto questo dramma». Perché la scelta del teatro? «Per la sua forza irripetibile che crea comunità, antidoto alla disattenzione. Il teatro rappresenta un luogo di impegno civile e strumento per sfondare barriere, entrare nelle menti e nel cuore delle persone». Sollecitato anche dalle domande degli studenti presenti in Aula, Cristicchi ha descritto le sensazioni provate entrando nel Magazzino 18 del porto di Trieste, dove sono ancora oggi conservati gli oggetti trasportati dagli esuli, e ha recitato il suo Credo «quando la barbarie diventa quotidianità, la tenerezza è l’unica rivoluzione».
L’artista ha chiuso il suo intervento regalando all’Assemblea una sua esecuzione acustica di Abbi cura di me. A precedere le parole di Cristicchi quelle del presidente presidente del Comitato di Ancona dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia, il capitano Franco Rismondo, ha esortato tutti a fare attenzione nel pesare le parole quando si richiamano ferite della storia ancora aperte, come quelle legate al confine orientale, perché «nell’era di Twitter i cinguettii non diventino latrati». Nelle parole del presidente della Giunta Luca Ceriscioli la cultura dell’accoglienza che ha caratterizzato le Marche anche nei confronti degli esuli, «forme di solidarietà che risposero a quel disastro legato alle foibe e alla pulizia etnica». «Per chi ha vissuto l’esodo – ha evidenziato – è seguita l’ingiustizia dell’oblio, una seconda morte, una seconda damnatio».
Ad aprire i lavori, l’intervento del presidente dell’Assemblea legislativa, Antonio Mastrovincenzo. «Questa tragica pagina della storia nazionale – ha affermato – non può essere oggetto di negazionismo e neanche di paragoni impropri che si prestano all’ambiguità o strumentalizzazioni politiche. Il rischio di regressione culturale e riaccendersi di incomprensioni è dietro l’angolo – ha aggiunto Mastrovincenzo – dobbiamo dire tutti insieme no ai nazionalismi, ai totalitarismi, alle pulizie etniche e alle discriminazioni, sforzandoci di comprendere in maniera critica quei fatti che rappresentano una ferita di tutto il popolo italiano».
Alle celebrazioni hanno partecipato gli studenti della V C dell’Istituto Adriano Olivetti di Fano, che hanno descritto il loro progetto didattico dedicato alla città di Fiume, secondo classificato al concorso nazionale “10 febbraio” del MIUR. In Aula anche gli studenti del liceo scientifico Galilei di Ancona, dell’Istituto comprensivo Corridoni-Campana di Osimo, liceo classico e scientifico.
(redazione Cronache Ancona)
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