Il colonnello Ciro Niglio, l’appuntato Iolanda Caiazzo, il tenente colonnello Pompeo Quagliozzi
di Andrea Ferretti
Prevenire meglio che curare. I Carabinieri non sono medici, ma anche loro difendono la salute e, in molti casi, anche la vita delle persone. E’ la parola d’ordine che esce dalle bocche del colonnello Ciro Niglio e del tenente colonnello Pompeo Quagliozzi, rispettivamente comandante provinciale e comandante del nucleo investigativo dell’Arma che opera sul territorio piceno. Lo fanno nelle ore in cui è emersa, con tutta la sua violenza, una a dir poco preoccupante recrudescenza del fenomeno della violenza di genere. Tre casi, quelli degli ultimi giorni, accaduti ad Ascoli, San Benedetto e Grottammare, che in comune reati come stalking, violenza, estorsione e danneggiamenti. Il copione sempre lo stesso: un uomo (in questo caso marito o ex marito) violento e una donna (moglie o ex moglie) vittima. Ma sono vittime anche i figli di queste coppie, ancor più perchè minorenni. Da stalking e minacce al femminicidio il confine è labile. In almeno due dei tre casi degli ultimi giorni ci siamo andati davvero molto vicino. I tre uomini sono in carcere, almeno finchè la legge (spesso molto prima del previsto) non consentirà loro di tornare persone libere, e magari anche libere di reiterare i reati per cui sono finiti dietro le sbarre. Le tre donne sono, per ora, al sicuro. Ferite non solo nell’animo, dove le ferite non sono rimarginabili, ma anche nel corpo visto che una di loro ha avuto quaranta giorni di prognosi all’ospedale. Che, tradotto, significa massacrata di botte. Con Niglio e Quagliozzi c’è anche l’appuntato Iolanda Caiazzo che fa parte della task force, messa in piedi dall’Arma su tutto il territorio provinciale, che sta dando i suoi frutti.
Determinante, come sottolineano i vertici dell’Arma ascolana, resta la denuncia. E, per questo, Niglio e Quagliozzi ringraziano, oltre ai colleghi che hanno operato, le vittime che hanno denunciato i fatti permettendo ai militari di intervenire e far sì che ora si possa parlare solo di violenze e arresti e non dell’ennesimo caso di femminicidio, una piaga nazionale e non solo. «Ringrazio le vittime, e più in generale i cittadini, magari i vicini di casa, che denunciano ciò che vedono, che sentono e anche quello che percepiscono. Si tratta di drammi familiari e ricordiamoci – sottolinea Niglio – che le isole felici esistono solo nelle favole. E’ fondamentale far uscire le denunce dalle quattro mura domestiche. Dietro i fatti degli ultimi giorni ci sono storie di donne e bambini che soffrivano da mesi». Niglio precisa anche il ruolo del web. «Non basta affidarsi ai social – dice il colonnello – perchè si può sfociare nella fantasia, nelle cosiddette fake news che sono ormai un fenomeno mondiale. Sul territorio abbiamo ben ventitrè nostre Stazioni, dove tutti possono rivolgersi fin dalle prime avvisaglie». «In molti casi – aggiunge l’appuntato Caiazzo – le donne vittime si vergognano e finiscono per trasformarsi in una sorta di crocerossine, quando invece ci siamo noi e i centri anti violenza (1522) che, come il 112, sono operativi 24 ore al giorno, 365 giorni su 365. Viene assicurato il massimo rispetto della privacy». Sulla fase preventiva incalza Quagliozzi: «E’ fondamentale cogliere i segnali che, come avvenuto in questi ultimi giorni, possono poi degenerare in violenze fisiche. Le donne devono capire che devono denunciare non solo per la loro sicurezza, ma anche per quella dei figli. Meglio intervenire sulle crisi familiari che non su eventi tragici».
«Questo territorio è stupendo, è solo da visitare, e grazie alla collaborazione dei cittadini ha tutte le caratteristiche per essere un posto tranquillo. Di reati ne vengono commessi tanti, come è normale, ma spesso i responsabili non sono del territorio”. Lo dice il colonnello Niglio il quale, a proposito del delitto del lago di Bracciano – di cui ha parlato nell’ultima puntata tivù di “Amore criminale” (in quel periodo lui era in servizio in quel territorio e coordinò le indagini) – aggiunge: «In quel caso, ad esempio, la vittima aveva sottovalutato i segnali che poi sono sfociati nell’omicidio». E aggiunge: «Bisogna sapere dire di no, rifiutare cioè anche un invito a cena con l’ex partner che chiede di chiarire la situazione, oppure accettare regali e altri segnali di riavvicinamento dietro ai quali spesso si nasconde altro». Ecco allora che, dopo il decalogo su come prevenire le truffe, i Carabinieri hanno buttato giù pure quello sui cosiddetti reati di genere. Tra i dieci “consigli”, anche la racomandazione di usare il porprio cellulare per fare foto e video che possono essere utili agli investigatori come prove, poi conservare eventuali messaggi telefonici, mail, lettere, biglietti. Tutto, insomma, può essere utile agli inevstigatori che sanno quando, dove e come intervenire.
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