di Franco De Marco
(foto di Andrea Vagnoni)
Tra citazioni del filosofo libanese Nassim Nicholas Taleb (il Cigno nero, ovvero l’evento improvviso, ovvero nel nostro caso il terremoto) e di Santa Caterina da Siena, il sindaco Guido Castelli, nella mattina di sabato 16 marzo, in un’affollatissima Sala della Ragione, ha raccontato i “suoi” 10 anni alla guida di Ascoli. Due lustri in cui ha tentato, se non di aprire nuove grandi linee di sviluppo, di recuperare e ricucire tra mille difficoltà, in primo luogo chiusure non stop di fabbriche e terremoto. Li ha raccontati, da gran comunicatore, in stile talk show, tre sgabelli davanti agli scranni, intervistato dal giornalista de La7 Andrea Pancani alle trasmissioni del quale ha spesso partecipato, mentre sul grande schermo scorrevano le immagini degli eventi e delle opere realizzate.
Che Ascoli lascia? «Lasciamo in eredità, perché si tratta di lavoro di squadra, tanti progetti già finanziati per un totale di 26 milioni di lavori.- risponde il primo cittadino – Uno è quello per la rigenerazione urbana di Monticelli, 18 milioni, per la creazione di una new town frutto del Bando periferie premiato tra i primi 24 a livello nazionale. L’altro, il progetto Iti, con lavori per 6 milioni, riguarda il rilancio del centro storico. Sarà possibile ricucire il centro storico alla periferia di Monticelli sulla base di connessioni ecosostenibili come il parco fluviale». «La grande scommessa del futuro che lasciamo agli ascolani -continua Castelli- è tuttavia il progetto Ascoli 21 di rigenerazione urbana del sito ex Sgl Carbon. E’ stata necessaria una grande perseveranza per completare un iter reso molto complesso anche da ostilità politiche incomprensibili. Ora tutto è stato definito e dovrà essere avviato un progetto che prevede la bonifica complessiva del sito, il più grande parco urbano della regione, e la realizzazione di insediamenti di edilizia privata ad elevata sostenibilità ambientale ed energetica. Ascoli 21 costituisce un esempio di partenariato pubblico privato che, siamo certi, varrà come buona pratica a livello nazionale».
Il sindaco ha passato in rassegna i tanti interventi nei vari campi amministrativi: opere pubbliche, cultura, scuola, famiglia, welfare, ambiente, sport, eccetera. Qualche pentimento forse sul caso led. E i conti dell’Arengo come stanno?«Sono in ordine -spiega il sindaco nella sua esposizione-. E non era facile considerando che il bilancio del Comune, quando sono arrivato 10 anni fa, era di 56 milioni ma poi, dal Governo, sono stati tagliati più di 10 milioni. I dipendenti comunali erano, 10 anni fa, 508 ed oggi, a seguito del blocco delle assunzioni (possibile rimpiazzare 1 ogni 5 che se ne vanno), 386. Di sicuro in questi anni non abbiamo spremuto gli ascolani nonostante i minori introiti derivanti alla chiusura della discarica di Relluce poi per fortuna riaperta». «Abbiamo riorganizzato la macchina comunale e combattuto gli sprechi. Un esempio: le spese telefoniche sono passate da 470.000 euro a 114.000 euro».
Il botta e risposta con il giornalista de La7 è stato intercalato dagli interventi un po’ trasversali, per singoli settori, del sindacalista della Cisl Gino Cipollini, del direttore dell’Amat Gilberto Santini, del rappresentante del mondo del volontariato Annagrazia Di Nicola, del delegato Coni Armando De Vincentis, del presidente della Fly Communications Cristian Mosca, dell’ex dirigente scolastica Agnese Ivana Sandrin, del presidente del Consiglio comunale dei ragazzi Melissa Ossini con l’assessore allo sport Jacopo Proietti e infine del direttore dei musi civici Stefano Papetti, il quale fornisce un dato molto lusinghiero, forse un record regionale: «In dieci anni sono state realizzate 250 mostre d’arte e tutte non preconfezionate ma agganciate sempre alla storia del territorio». Per Guido Castelli Ascoli anche nel futuro non può fare a meno del professor Papetti ma il direttore dei musei, il cui contratto scade con la fine del mandato sindacale, su questo tasto non si è pronunciato. Su Ascoli città della cultura il sindaco ha molto insistito. «Strumento indispensabile per collegare la bellezza della città al mondo», dice.
Si è parlato di futuro ma anche di passato. «Quando ho iniziato il mio mandato nel 2009 -sottolinea il primo cittadino – la città era commissariata, il sistema industriale volgeva al peggio, la Cartiera aveva appena chiuso i battenti, dopo un mese ci furono i licenziamenti alla Manuli e a seguire quelli alla Haemonetics, Prysmian e altre aziende ancora. Con la crisi della finanza pubblica italiana che raggiunse l’apice nel 2011. C’era bisogno di un choc positivo. Fu sbloccata la procedura (15 miliardi di lire) del Polo universitario all’ex ospedale Mazzoni. Poi, nel gennaio 2016, abbiamo approvato definitivamente, dopo tanti anni, il nuovo Piano regolatore generale, nuovo strumento di programmazione. Nonostante le difficoltà tanti investimenti e tante opere realizzate». Il secondo mandato del sindaco è stato naturalmente fortemente condizionato dal terremoto del 2016: «Ci siamo sciroppati 65.000 scosse, 110 dipendenti del Comune non avevano più la scrivania, 2.000 edifici danneggiati, 6.000 sopralluoghi Aedes. Come l’effetto di uno sforzo per un cardiopatico».
A questo speciale rendiconto ai cittadini, come detto, hanno presenziato in tantissimi: rappresentanti delle istituzioni come il vice Prefetto Anna Gargiulo, l’ex presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno Vincenzo Marini Marini, il notaio Nazzareno Cappelli, il direttore di Confindustria Corrado Alfonzi, assessori e consiglieri comunali (con qualche assenza “sospetta” di persone vicine a Piero Celani), dirigenti comunali, dipendenti. A vivere il particolare momento del sindaco anche la moglie Anna Saveria Capriotti.
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